Cisl dei Laghi, una fusione in crisi?

A soli 5 anni dall'unione dei territori di Varese e Como al vertice dell'organizzazione sindacale si sono avvicendati ben tre segretari

cisl dei laghi

Chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa? Questa vecchia battuta, attribuita da sempre all’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, rende bene l’idea di che cosa accade quando in politica è impossibile trovare un interlocutore univoco in un’organizzazione.

Fatte le debite proporzioni, questo è un meccanismo che più volte si è riproposto con la guida della Cisl dei Laghi, nata dalla fusione dei territori di Como e Varese. La decisione di unire queste due importanti storie sindacali fu presa nel 2013 nel pieno della crisi economica e in un contesto che guardava con favore tutto ciò che ottimizzava le risorse. Fusioni, accorpamenti, incorporazioni erano all’ordine del giorno. Era la nuova tendenza, soprattutto quando si parlava di corpi intermedi, in quel periodo messi fortemente in discussione.

Gerardo Larghi comasco e predecessore di Adria Bartolich, fresca di dimissioni, sintetizzò così il lungo silenzio della segreteria della Cisl “allargata” nei primi due anni del suo mandato: «Fondere due organizzazioni con un sacco di iscritti, con categorie forti e radici culturali diverse e profonde richiede molto tempo ed energie. Due anni di silenzio sono serviti per lavorare sulla macchina interna. La nostra scommessa non è la semplice somma di due territori».

Larghi, che è un apprezzato filologo, è uno abituato a usare parole precise. Il riferimento a quelle radici culturali «diverse e profonde» la dice lunga sul problema che sta attraversando oggi la Cisl dei Laghi. Il sindacato di Varese arrivava già da una precedente fusione con la Cisl Ticino Olona ma a differenza di quanto accade oggi, i due territori avevano tante cose in comune a partire dalla storia dei loro distretti industriali. La nascita della Cisl provinciale, realizzata nel 2004 dagli allora segretari Gianluigi Restelli per Varese e Gigi Maffezzoli per il Ticino Olona, avvenne dunque in condizioni diverse. I due segretari, tutt’altro che simili a due proconsoli romani, da anni conducevano una strategia unitaria, così unitaria da non far percepire all’esterno l’esistenza di due organizzazioni. Il principio della territorialità era sempre letto come un dato naturale, stante le differenze riconosciute all’interno dell’organizzazione stessa.

In questi anni lo stesso non è sembrato per la Cisl dei Laghi. Il livello confederale ha fatto sempre più fatica a integrarsi sui due territori. Non è stato invece così per alcune  categorie che hanno realizzato in anticipo sui tempi altrettante fusioni ciclopiche, basti pensare ai metalmeccanici della Fim.

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Pubblicato il 07 Settembre 2018
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