La nostra ricchezza è la bellezza

Un incontro a Nature urbane organizzato dalla Prealpina con l’Università dell’Insubria sul rapporto tra la comunicazione e il patrimonio ambientale

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Comunicare il territorio: come la cronaca del patrimonio ambientale può cambiare la cultura di un paese. Un titolo ambizioso per un incontro promosso da La Prealpina all’interno del festival Nature Urbane.

Protagonisti i professori Marco Gaspari, Adriano Martinoli, Antonio Orecchia e il direttore de La Prealpina Maurizio Lucchi coordinati dalla giornalista Barbara Zanetti.

“Una occasione importante per Varese – ha affermato il sindaco Galimberti – grazie alla presenza di tanti giornalisti in una rassegna che fa capire come è cambiata la cultura del paese rispetto al patrimonio ambientale. È interessante vedere come il festival sia diventato un momento popolare”.

Il direttore del quotidiano locale nel suo intervento parte proprio dall’intervento del sindaco: “Popolare è una parola che appartiene anche al mio lavoro – racconta Lucchi – e al giornale che dirigo, che ha 130 anni. Noi diamo spazio ai lettori e alle loro critiche per le cose che non vanno bene. È un modo di arrivare al bello”.

Lucchi parla di pezzi di storia e tira fuori un articolo del 1937 di Bagaini sulla bellezza della città giardino. “Si possono leggere le critiche sull’uscita dell’autostrada e dell’area delle stazioni. Problemi quindi che arrivano da lontano. Comunicare le notizie brutte è più facile, ma è necessario passare da lì per arrivare al bello”.

Marco Gaspari inizia il suo intervento parlando di Varese. “È una città che ha una storia a sé. Collocata in un ambiente ricco con realtà vicine di grande importanza. Quanto è conosciuta? Poco. Pensare che abbiamo posti come Castiglione Olona che è stata la prima città ideale. Comunicare la bellezza arriva da lontano, dal Rinascimento. Goethe è un esempio dell’importanza del racconto con il suo Viaggio in Italia che era un suo sogno. Narrazioni della ricchezza ma anche dei problemi del Paese. Varese in questo occupa un posto rilevante perché è una delle prime città che si incontrano dopo il Gottardo. Grazie a questi racconti il viaggio diventa un’occasione non solo per addetti ai lavori come i commercianti o gli artisti, ma anche per la borghesia. Venire in Italia non era facile perché c’erano terreni impervi, dogane ovunque, banditi che però per tanti turisti erano anche un’attrazione. Piero Chiara racconta bene Varese”.

Antonio Orecchia parte dalla sua esperienza personale mettendo a confronto quanto vive negli Stati Uniti e a Varese: “Noi abbiamo la fortuna di camminare dove è stata fatta la storia sul serio. Non ce ne rendiamo conto, ma è così. Basterebbe guardare le targhe presenti nelle nostre città. Segni che ricordano fatti avvenuti nei secoli. Lo stesso vale per la toponomastica. Tante vie hanno nomi di personaggi che hanno fatto il nostro Paese. La ricchezza e la bellezza dell’Italia nasce anche dalla sua storia. Noi abbiamo il doppio dei documenti di tutto il resto del mondo messo insieme. Purtroppo non ce ne rendiamo conto. Dobbiamo camminare e capire dove siamo. La stampa ha un ruolo decisivo”.

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Pubblicato il 27 Settembre 2018
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