Helena Janeczek e i sei anni seguendo la ragazza con la Leica
La vincitrice del premio Strega al Museo Maga per presentare il suo romanzo
La nuova edizione di Duemilalibri, che dal 1999 va in scena in città, si è aperta venerdì 12 ottobre con una serie di incontri terminati al Museo Maga con Helena Janeczek, vincitrice del Premio Strega.
La scrittrice, nata a Monaco di Baviera ma residente da anni a Gallarate, ha presentato l’ormai celebre ‘La ragazza con la Leica’ (Guanda), vincitore dell’ambito Premio. L’assessore alla cultura Isabella Peroni ci ha tenuto a ribadire come questo premio sia un orgoglio per la città: “Come assessore ovviamente non ho alcun merito, ma questo è un fatto che deve rendere felici tutti i gallaratesi. Helena è un nostro fiore all’occhiello”.
Quest’anno è stato un anno particolarmente florido per Gallarate: come ha ricordato proprio Helena Janeczek, anche Marta Morazzoni ha vinto un importante premio, il riconoscimento alla carriera consegnato dalla fondazione Il Campiello.
Alla presentazione del libro era presente anche Federica Manzon, scrittrice e professoressa della scuola Holden di Torino che ha fatto da intervistatrice alla collega. Ma come è nata l’idea del libro? «In realtà fu abbastanza casuale -spiega la Janeczek – mi ritrovai tra le mani le vicende di questa donna che mi incuriosì subito. Il resto venne di conseguenza: spesso infatti lavoro, più che sulla memoria, sulla post-memoria, ovvero sulla rielaborazione di fatti raccontati e non vissuti direttamente».
La donna protagonista del libro è Gerda Taro, fotografa degli anni ’30 che morì a 27 anni nella guerra civile spagnola facendo il suo lavoro. Tuttavia quello che colpisce del libro è il fatto che sia raccontato negli occhi di tre figure adiacenti, due ex fidanzati (uno dei quali Robert Capa, celebre fotografo dell’epoca) e una cara amica: «Ho voluto fare questa scelta per due motivi: perché lei probabilmente non avrebbe voluto un libro narrato e incentrato su di lei, e perché ritenevo che raccontare Gerda Taro con gli occhi degli altri avrebbe reso ancora meglio il personaggio. Come disse Georg Kuritzkes (uno degli ex fidanzati di Gerda, ndr), ‘Gerda era come la vita dietro alla quale non potevi non correre dietro’».
«Quello che mi affascinava di Gerda – continua la scrittrice incalzata da Federica Manzon – era la sua grazia in ogni situazione. Era una fotografa di guerra engagée, schierata politicamente, ma in ogni situazione conservava sempre una classe straordinaria. In Spagna, durante le riunioni del Partito Comunista, vestiva con tuta da operaio ed espadrillas, ma lo faceva con una grazia unica». ‘La ragazza con la Leica’ è di riflesso anche un libro storico. Le vicende di Gerda, Robert Capa e tutti gli altri personaggi – tutti realmente esistiti, e che la Janeczek conosce nei minimi dettagli– non possono essere slegati dal periodo storico in cui vivono. Eppure si nota una grande vitalità in loro, non vi è alcuna traccia di paura o di passività: «I personaggi che ho descritto, così come forse tutta la loro generazione, erano caratterizzati da una grande apertura vitale. Gli anni Trenta sono infatti un periodo culturalmente florido, nonostante fossimo alle porte di una catastrofe. E se devo paragonare la loro generazione a quella odierna, non mi sento di poter dire le stesse cose. Adesso vedo riemergere la solitudine tra i giovani, una condizione che all’epoca di Gerda Taro praticamente non esisteva. Se allora riuscivano a essere così aperti alla vita, nell’epoca dei nazionalismi e delle dittature, perché non possiamo esserlo noi adesso?».
Helena Janeczek ha impiegato sei anni per completare questo romanzo. La scrittura, ovviamente, è stata l’ultimo step dopo lo studio meticoloso dei personaggi della storia: «Negli anni sono diventata sempre più puntigliosa nella ricerca. Se nei miei primi libri preferivo mettermi subito a scrivere, in questo romanzo ho impiegato tantissimo tempo per entrare nelle vite dei personaggi».
«Sono ancora sorpresa del successo che ha avuto questo romanzo – spiega una Janeczek visibilmente commossa – non pensavo minimamente di creare un caso editoriale. È stato meraviglioso ricevere così tanti complimenti autentici da parte di colleghi, librai o semplici lettori che hanno veramente apprezzato il mio lavoro».
Questo articolo rientra nel progetto del Social Team di [OC] Officina Contemporanea, la rete per la cultura a Gallarate
Marco Caccianiga
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
mariocas su Sottopassi ancora allagati a Busto Arsizio. Perchè qualcuno ci finisce sempre dentro?
elenera su Alberi secolari? "Ecoballe, cinquant'anni fa lì c'erano campi"
ccerfoglia su Sottopassi ancora allagati a Busto Arsizio. Perchè qualcuno ci finisce sempre dentro?
Felice su Sottopassi ancora allagati a Busto Arsizio. Perchè qualcuno ci finisce sempre dentro?
Felice su Alberi secolari? "Ecoballe, cinquant'anni fa lì c'erano campi"
ccerfoglia su Sottopassi ancora allagati a Busto Arsizio. Perchè qualcuno ci finisce sempre dentro?
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.