Il comandante Alfa a Cuveglio: “Le serie tv senza il bene sono pericolose”
Il fondatore del Gis dei Carabinieri ospite delle associazioni delle Polizie Locali e della Lilt: "I giovani hanno bisogno di esempi positivi. A me ha salvato la vita e mi ha fatto scegliere la strada giusta"

«La linea tra il bene e il male è molto sottile ed è dentro ognuno di noi. Se non avessi deciso di intraprendere la carriera nell’Arma sarei potuto facilmente diventare un mafioso», parola del Comandante Alfa, 40 anni di esperienza dalla parte di chi protegge vite innocenti da chi nella vita ha scelto di fare del male.
«Oggi i nostri giovani hanno bisogno di esempi positivi di chi si batte contro le mafie – racconta uno dei fondatori del Gis – serie televisive come Gomorra rischiano di dare una visione distorta della realtà, mettendo in ombra tutto il lavoro che viene fatto sul territorio dalle forze dell’ordine e dalla società civile». Il comandante ha anche citato il caso del ragazzo di 15 anni che per una sfida ha perso la vita sotto un treno: «Quando a 11 anni mi lanciai da un ponte di 20 metri nel fiume per dimostrare il mio coraggio, poi trovai un esempio positivo in mio nonno – ha raccontato – oggi con chi si confrontano i nostri giovani?»
Ospite dell’Ancupm e delle FoxPol, due associazioni che riuniscono le polizie locali italiane, nella sala polivalente del Comune di Cuveglio, il carabiniere del Gis ha raccontato ad una platea numerosa la sua esperienza nel Gruppo di intervento speciale dei Carabinieri, uno dei corpi speciali italiani, il primo ad essere stato istituito 40 anni fa su richiesta del Ministro dell’Interno Francesco Cossiga.
«Siamo nati in un Italia dilaniata dal terrorismo di matrice comunista e fascista – racconta – il nostro battesimo del fuoco è stata la ribellione nel supercarcere di Trani quando terroristi e criminali comuni si sono uniti prendendo in ostaggio 17 agenti della polizia penitenziaria». Era il 1980 e il Gis era stato fondato da un paio d’anni, di quel primo nucleo faceva parte anche il militare di Castelvetrano, lo stesso paese in cui è nato il superlatitante Matteo Messina Denaro «uno che ha deciso di stare dall’altra parte della linea sottile, figlio di un mafioso che si è fatto arrestare solo dopo la sua morte».
Il pubblico si incuriosisce e fa molte domande, il comandante risponde a tutte le curiosità, racconta delle missioni all’estero, degli ostaggi salvati nella stagione dei sequestri (in particolare quello di Patrizia Tacchella ma anche quello di Cesare Casella): «Essendo nati dopo altri corpi abbiamo certamente copiato dai miglio ma abbiamo aggiunto caratteristiche tutte nostre quali la fantasia nel risolvere situazioni difficili e la capacità di intervenire rapidamente e riducendo al minimo il rischio di uccidere o ferire qualcuno, nemico compreso».
Applausi scroscianti a fine serata per il comandante Alfa, oggi istruttore e non più operativo. La serata è stata doppiamente benefica in quanto il ricavato dei libri venduti dal comandante (Cuore di rondine, Io vivo nell’ombra e Missioni Segrete, edite da Longanesi) vanno a cause sociali come gli orfani dell’Arma e gli ospedali, mentre le offerte raccolte a fine serata andranno alla Lilt per la ricerca contro i tumori. Era presente il presidente provinciale della Lilt Romeo Mazzuchelli.
La serata, infine, è stata anche l’occasione per la premiazione del vicepresidente dell’ANCUPM Alfonso Castellone e di due agenti della Polizia Locale di Cuveglio.
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