Truffa degli smartphone per 400 mila euro, le indagini partite da Luino
Undici le persone rinviate a giudizio a Milano per i reati di truffa aggravata e ricettazione

“Massì mi compro il telefono nuovo”. Peccato che al momento di farlo andare lo smartphone di ultima generazione non funziona: il gestore lo blocca, lo rende inservibile. E l’ignaro acquirente fa partire la segnalazione alla polizia.
È cominciata così, da una normale denuncia alla polizia di frontiera di Luino l’inchiesta che ha portato di fronte al giudice 11 persone accusate di truffa aggravata e ricettazione.
Le indagini partirono tempo fa, dopo un furto di tre cellulari a Luino che vengono poi venduti da un negozio gestito da un cittadino pakistano a Milano. Tre Iphone 6.
La polizia ordina in quel negozio dei telefoni e all’arrivo della merce, risultata rubata, il fornitore viene fermato.
Vengono fatte analisi forensi sui cellulari personali e su quelli in arrivo. Risulta che i telefoni arrivano da una ditta in liquidazione. La polizia è quindi riuscita a risalire alla filiera criminale.
Le aziende in fallimento venivano comprate e intestate a prestanome, allo scopo di comprare pc, telefoni e dispositivi diversi, ma mai pagati.
Risalendo la catena degli illeciti, la polizia luinese ha così scoperto che dalle società fittizie partivano gli ordini per l’acquisto di telefonini di ultima generazione, tutti prodotti dai mille euro in su. Ma una volta ricevuta la merce, l’azienda spariva tenendosi la merce: la società telefonica non vedeva il becco d’un quattrino.
Il primo passo da intraprendere in questi casi è quello di bloccare il telefono, renderlo inservibile. L’ignaro acquirente solo a quel punto scopriva di aver in tasca un prodotto non solo inutilizzabile, ma anche oggetto di traffici illeciti, frutto di truffa, o di furto a seconda di cosa il giudice stabilirà.
L’accusa per tutti è quella di aver fraudolentemente acquisito società in sofferenza economica, creandone alcune “ad hoc”, intestate a compiacenti “prestanome” nullatenenti. Lo scopo era di ottenere la fornitura di prodotti di elettronica e telefonia da rivendere a privati acquirenti ed a negozianti compiacenti e creando in questo modo un danno alle società telefoniche stimato in oltre 400.000 euro.
Le indagini in un primo momento vengono attivate dalla procura della Repubblica di Varese, e poi trasferite a Milano e coordinate dal pubblico ministero Isidoro Palma.
Un’indagine complessa dove sono state impiegate intercettazioni telefoniche e delicati approfondimenti che hanno permesso di chiudere il cerchio intorno alle 11 persone.
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