Sinistra per Gallarate contro il ricorso del Comune sull’ordinanza anti-profughi
L'ente deve risarcire tre associazioni, ma fa ricorso in Appello. Per Sinistra per Gallarate-LeU è "sponsorizzazione del sindaco agli occhi di Salvini", in questo caso come sui sinti
«Il sindaco di Gallarate non si dà pace e persevera nell’utilizzare soldi della collettività, soldi nostri, per la propria personale sponsorizzazione agli occhi di Salvini, nella speranza di una candidatura alle prossime elezioni europee». Sinistra per Gallarate-Leu. attacca l’amministrazione leghista di Andrea Cassani. L’occasione è data da un doppio passaggio in sede giudiziaria, quello sul caso delle famiglie sinti (dove si oppone a un ricorso d’urgenza) e quello sull’ordinanza anti-profughi (che ha visto l’ente soccombere in primo grado)
«Non solo, come era facile aspettarsi, nomina e paga un avvocato per resistere in giudizio rispetto a quanto fatto sulla pelle delle famiglie Sinti, in relazione alla tutela alimentare, della salute, della scolarizzazione dei minori. Ma, con delibera di giunta del 12 dicembre, nomina e paga anche un avvocato per ricorrere in appello contro la sentenza del Tribunale di Milano che riconosce l’ordinanza (sospesa anche dal TAR e peraltro ormai scaduta da 1 anno) che voleva imporre oneri aggiuntivi ai Centri di accoglienza, come discriminatoria. La sentenza ha previsto anche un risarcimento simbolico di 1.000 euro alle tre associazioni ricorrenti».
La sinistra punta il dito sui costi per la collettività: «Per la cronaca l’avvocato Romano per le famiglie Sinti e gli avvocati di Asgi usano soldi propri, non quelli della collettività. Le buche nelle strade e la manutenzione delle scuole, per il sindaco Cassani, possono aspettare».
Anche Sinistra per Gallarate segnala poi l’aspetto politico più ampio della vicenda, ricordando che il ricorso sulla ordinanza anti-profughi era stato promosso da Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione) e Naga, «che proprio ieri hanno nuovamente vinto contro il comune di Lodi, che nei fatti vietava l’accesso alla mensa scolastica ai bambini stranieri».
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