La campagna elettorale ticinese alza la tensione sui ristorni dei frontalieri
Non si fa attendere la risposta lombarda alle dichiarazioni trapelate in Canton Ticino che chiedono di rimettere in discussione gli accordi fiscali tra i due stati
Non si fa attendere la risposta lombarda alle dichiarazioni trapelate in Canton Ticino che chiedono di rimettere in discussione gli accordi fiscali tra i due stati per i ristorni per le province e i comuni di confine.
A stretto giro di posta è arrivato l’intervento del presidente del Consiglio lombardo Alessandro Fermi e del consigliere Pd varesino Samuele Astuti.
“L’accordo stipulato nel 1974 tra l’Italia e la Svizzera relativo all’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri e alla compensazione finanziaria a favore delle Province e dei Comuni italiani di confine resta attuale, nonostante le dichiarazioni trapelate da Bellinzona”.
Lo ha detto Alessandro Fermi, a fronte delle affermazioni del Presidente del Governo di Bellinzona Claudio Zali, che sembrano compromettere la prosecuzione dell’accordo tra Italia e Svizzera e mettere a rischio i ristorni per le Province e i Comuni di confine.
“L’accordo del 1974 non si tocca, nonostante le dichiarazioni dell’UDC ticinese che appaiono assolutamente strumentali – aggiunge il Presidente del Consiglio regionale –. Nel corso del tempo l’intesa sancita oltre quarant’anni fa ha infatti dimostrato la sua validità. Non va dimenticata inoltre l’importanza che continua a rivestire il lavoro transfrontaliero. Il nostro impegno sarà rivolto alla tutela dei cittadini e dei Comuni italiani, mantenendo in vigore le condizioni dell’intesa, con l’obiettivo di tutelare e mantenere non solo gli attuali ristorni, ma anche l’imposizione fiscale a cui oggi sono soggetti i nostri lavoratori ”.
Va ricordato che le affermazioni nascono in un clima particolare in Canton Ticino – dove tra l’altro fra soli tre mesi si andrà al voto – nel quale da più parti minacciano di rivedere l’accordo, facendo forza sul fatto che lo stesso potrebbe essere disdetto anche unilateralmente.
“Dobbiamo ritrovarci subito e discutere la questione del nuovo accordo con la Svizzera. Le minacce del Canton Ticino verso i nostri Comuni vanno prese molto sul serio, anche se stiamo parlando di temi, per i ticinesi, da campagna elettorale”, dice Samuele Astuti, consigliere regionale del Pd e componente della Commissione speciale rapporti tra Lombardia e Confederazione elvetica, che invita a riunirsi urgentemente.
“Stanno dicendo – spiega Astuti – che potrebbero arrivare a disdire unilateralmente l’accordo, anche a costo di una sorta di azione di forza del Cantone, se per caso Berna non intendesse farlo. Insomma, la situazione è davvero incandescente oltre confine”.
Il consigliere Pd aggiunge che “a parlare sono i candidati alle prossime elezioni cantonali, che si terranno in aprile, e hanno bisogno di aumentare o consolidare i consensi. Magari, a urne chiuse, tutto rientra. Ma intanto per noi e soprattutto per Regione Lombardia è un campanello d’allarme. Farebbe bene a chiedere a Roma di occuparsi della faccenda. Noi lo abbiamo fatto sempre, a costo di diventare impopolari. Ma almeno ci siamo presi la nostra quota di responsabilità”.
Già alcuni mesi fa, a novembre 2018, il Presidente Fermi era entrato nel merito della questione, sottolineando che “con i contributi destinati alle nostre Province derivati dal ristorno fiscale delle tasse pagate in Svizzera dai lavoratori frontalieri, i territori possono pianificare importanti lavori e progettare investimenti per opere di manutenzione e riqualificazione”. Ancora prima, nel mese di maggio 2018, il Presidente Fermi aveva scritto ai Presidenti delle due Camere per chiedere al Parlamento di non ratificare l’accordo sulla doppia imposizione fiscale dei frontalieri, scontrandosi con l’iniziativa del Presidente Zali che spingeva sulla necessità di vincolare parte dei ristorni dovuti per completare alcune opere transfrontaliere.
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Qualcuno nasce sempre più a sud, più terrone o più immigrato di qualcun altro, ma soprattutto più sfruttabile per fini elettorali. La Lega ticinese si comporta come la Lega italiana…mi aspetto un religioso silenzio ed ossequio. Tali metodi dovrebbero esserci oramai noti.
ma che guerra dei frontalieri?!
la guerra la dovete fare al governo
che sono sempre loro che si pappano is soldi sono nato e cresciuto in ticino
e ho lavorato sempre con la presenza dei frontalieri Italiani
tutto questo razzismo contro i nostri vicini e una mega cazzata
invece di prendersela con gli Italiani prendetela con i politicanti
mi fate vergognare di essere ticinese con le vostre cazzate contro gli Italiani
la guerra la dovete fare al governo
perche sono sempre loro che si pappano i soldi