Non voleva uccidere, 12 anni all’uomo che aggredì Argia Maria Calmosi
L'anziana morì dopo 4 mesi di agonia in ospedale, in seguito alla caduta causata dall'uomo. Il tribunale non ha accolto la tesi del dolo eventuale

Pardalian Caldarar non voleva uccidere ma solo rubare la borsa della signora Argia Maria Calmosi, morta 4 mesi dopo essere stata sbattuta violentemente a terra dal 27enne rumeno mentre passeggiava in via Quintino Sella con la sorella il 16 novembre del 2017 (qui la cronaca di quel giorno). L’anziana battè il capo sull’asfalto subendo un’emorragia cerebrale gravissima e dalla quale non si riprese mai, fino al decesso.
Il giudice per l’udienza preliminare Piera Bossi ha condannato a 12 anni l’imputato difeso da Luca Carignola, riqualificando il reato in omicidio preterintenzionale mentre l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Massimo De Filippo, aveva chiesto 30 anni per omicidio volontario con dolo eventuale.
Tutto si è giocato proprio sull’interpretazione data alla spinta del Caldarar, quella che ha fatto volare l’anziana a terra, facendole battere violentemente il capo. Secondo l’accusa si trattò di un gesto che il Caldarar, seppur ubriaco, fece mettendo in conto che avrebbe potuto causare la morte della donna (ultraottantenne) mentre per il tribunale di Busto Arsizio il fatto che fosse ubriaco, invece, avrebbe influito sul controllo della condotta facendogli commettere un reato più grave di quello che, inizialmente, aveva pensato di commettere e cioè quello di rapinare l’anziana.
Soddisfazione per la difesa che aveva addirittura chiesto la riqualificazione del reato in furto con strappo, non essendoci una perizia del tribunale che stabilisse il nesso di causalità tra la caduta e l’evento morte. Una causalità che, però, era stata accertata dalla relazione del consulente della Procura e dalle cartelle cliniche prodotte dall’ospedale durante la degenza.
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