Massiah (Ubi) e il sindacato concordano sulla gestione degli Npl
La First Cisl ha fatto della gestione degli Npl interna agli istituti di credito una battaglia per il nuovo modello di banca. Il ceo di Ubi spiega così l'abbassamento del livello dei crediti deteriorati: «Le nostre soluzioni sono estremamente efficaci e il tasso di recupero estremamente elevato»
Sulla partita degli Npl (non performing loans), ovvero i crediti deteriorati, si è acceso da tempo un dibattito sull’opportunità di affidare il loro recupero a fondi esterni, piuttosto che a risorse interne alle stesse banche. A questo argomento la First Cisl ha dedicato un intero passaggio del proprio manifesto “Adesso banca” per un nuovo modello bancario. Gli Npl, secondo il sindacato di categoria, andrebbero gestiti direttamente dai singoli istituti perché quando il credito deteriorato esce dalla vigilanza bancaria perde ogni tutela. In genere le banche cedono agli hedge funds al 15% , 20 % un credito che a bilancio viene iscritto al 40% e la differenza, molto consistente, se la intascano i fondi speculativi. Un meccanismo che, secondo la First, favorirebbe operazioni di riciclaggio di denaro e sacrificherebbe posti di lavoro. Con un pò di pazienza invece la banca potrebbe recuperarli direttamente utilizzando le professionalità che ha già al suo interno.
Ubi Banca a sua volta per gli Npl ha scelto una gestione interna e paziente. Una scelta in controtendenza rispetto alle altre banche, ma che, a vedere i numeri dell’ultimo bilancio, sembra dare ragione al ceo Victor Massiah. La situazione dei crediti deteriorati di Ubi, nonostante sia ancora un macigno che pesa ben 9 miliardi e 717 milioni di euro, è infatti migliorata sia in termini assoluti che di tendenza. «Avevamo promesso di scendere in maniera importante e siamo scesi – ha dichiarato Massiah dopo l’approvazione del bilancio da parte del consiglio di gestione – Ricordo che siamo scesi in maniera autonoma. Non abbiamo alcun progetto di vendita della nostra piattaforma di recupero crediti, ritengo che il nostro management in quel settore sia uno dei migliori in assoluto in Italia, che le nostre soluzioni siano estremamente efficaci e il tasso di recupero è estremamente elevato».
La via interna nella gestione del recupero dei crediti deteriorati, avrebbe un altro argomento a suo favore. In un interessante articolo del “Sole 24 ore” di domenica scorsa a firma Morya Longo, si spiega quello che sta accadendo ai cosiddetti servicer, cioè quelle società non bancarie che gestiscono gli Npl acquistati dalle banche. Ebbene, il volume degli Npl acquistati negli ultimi due anni è cresciuto fino a quota 241 miliardi di euro (+73%), però a fronte di questo superlavoro le stesse società non hanno assunto l’organico necessario per gestirlo. La crescita del personale impiegato in questa partita è pari solo al 21% del fabbisogno totale. Questa situazione sta generando due effetti: da una parte la difficoltà dei debitori che vogliono estinguere il loro debito a trovare un interlocutore pronto, dall’altra un fenomeno di crescita (+ 39%) del trading di Npl tra le stesse società con un aumento dei prezzi degli stessi e il conseguente rischio di una bolla speculativa.
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