Come restare coppia, anche quando si diventa genitori

Non isolarsi, ma anzi continuare ad uscire trovando tempi e luoghi dove condividere e confrontare le proprie esperienze, anche per superare alcuni tabù. I consigli della psicoterapeuta Erika Minazzi, presidente di Jonas Varese

Generico 2018

Può succedere che con l’arrivo di un figlio la coppia si perda, fagocitata dal ruolo genitoriale in un turbine di pannolini, poppate, notti in bianco e pianti incomprensibili. “In un primo periodo è fisiologico che l’accudimento del neonato prenda il sopravvento e alcuni cambiamenti nelle abitudini sono necessari – spiega l’esperta – l’importante è che questo processo non vada a minare la base della coppia”.
L’antidoto migliore per evitare una simile situazione è che mamma e papà non si isolino, ma anzi continuino a uscire per trovare tempi e luoghi dove condividere e confrontare le proprie esperienze, anche per superare alcuni tabù. “Non esistono soluzioni valide per tutti, perché ogni coppia, ogni bambino e ogni nascita sono unici e peculiari, ma ci sono degli atteggiamenti che possono aiutare”, spiega Erika Minazzi, psicoterapeuta e presidente di Jonas Varese (sezione locale dell’associazione fondata da Massimo Recalcati) che, in collaborazione con Mamme in cerchio, promuove l’Apericena per famiglie di sabato 16 ad Azzate.

NON CHIUDERSI MA CONDIVIDERE
Se l’arrivo del neonato all’inizio impone drastici cambiamenti, è anche vero che gradualmente si torna a vivere di più la dimensione di coppia: “L’importante è cercare di non chiudersi in casa, ma trovare il tempo di continuare ad uscire e incontrare altre persone con cui parlare”.  Anche se cambiano le abitudini, gli orari e spesso anche i posti frequentati, “perché tanti luoghi, tanti locali, non sono attrezzati ad accogliere i bambini e anche andare a mangiare una pizza può diventare complesso”, afferma l’esperta.

DISCUTERE, NON DELEGARE
Non sempre i genitori concordano sulle scelte che riguardano i figli. Su temi fondamenntali come la scuola, l’educazione o il metodo per insegnare a dormire al bimbo che a due anni continua a svegliarsi di notte, si possono avere opinioni differenti e difficilmente uno dei due ha intenzione di cedere “ed è un bene che sia così – precisa la Minazzi – meglio discutere, anche animatamente piuttosto che rinunciare o delegare. Perché se non si parla ci si ammala”.

NON EMULARE MA CONFRONTASI
“A volte può sembrare rassicurante trovare una soluzione preconfezionata e universale, un esempio da emulare valido per tutti, ma è un’illusione – avverte la psicoterapeuta di Jonas – perché ogni caso, ogni contesto ha la sua soggettività unica”. Il confronto quindi non serve ad apprendere un metodo da applicare, ma a condividere esperienze, per acquisire la consapevolezza che lo stesso problema lo vivono o lo hanno vissuto altre famiglie e si può risolvere.

SUPERARE I TABÙ
Diventare genitori comporta gioie incredibili, ma anche fatiche e difficoltà “che non dobbiamo negare ma ammettere, senza il timore di far torto al figlio – spiega la Minazzi – Anzi parlarne aiuta a superarle, creando condivisione e quindi sostegno.

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Pubblicato il 14 Febbraio 2019
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