Scontro di assessori sulle regole dell’urbanistica

L'ultima commissione Urbanistica è stata “caldissima” e ha visto, l'uno contro l’altro, l’attuale assessore Andrea Civati, e quello che l’ha preceduto, ora consigliere di minoranza, Fabio Binelli

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L’ordine del giorno era apparentemente “algido”: il primo punto trattava della “conversione del provvedimento contenente una proposta di riclassificazione di immobili assunto in data 29.11.2018 in provvedimento contenente una proposta formulata ai sensi dell’art. 21 comma 8 delle na del Piano delle Regole “ e il secondo di un “Avvio del procedimento di autotutela volto alla verifica dei presupposti per l’annullamento della delibera di Consiglio Comunale n. 67 del 9 novembre 2015”.

Ma la commissione Urbanistica del 12 febbraio 2019, a dispetto del burocratese, è stata in realtà “caldissima” e ha visto, l’uno contro l’altro, l’attuale assessore all’Urbanistica Andrea Civati, e l’assessore che l’ha preceduto – e che ora è consigliere di minoranza e membro della commissione urbanistica – Fabio Binelli.

L’oggetto del contendere è una norma, introdotta nel 2015 nel regolamento di attuazione del piano delle regole (che è una parte del PGT), che vuole valutare ulteriormente – al di là delle decisioni della soprintendenza e dell’ufficio tecnico –  gli edifici nati prima degli anni 50, per verificarne anche in sede politica l’importanza per la città: il che significa che oggi la maggior parte degli interventi edilizi su edifici ante 53 sono sottoposti all’esame della politica, attraverso un voto, caso per caso, in commissione.

Un provvedimento che aveva introdotto l’assessore Binelli, e che l’assessore Civati ha cercato di “arginare”, considerato che significa, per la commissione Urbanistica, vagliare oltre 3000 palazzi cittadini costruiti prima degli anni 50: il nuovo assessore, in particolare, ha deciso di affidare la valutazione di queste a uno studio di esperti e all’ufficio tecnico, e ha proposto al Consiglio di valutare in blocco, utilizzando una procedura semplificata.

Una azione a cui l’ex assessore Binelli, grande promotore della “supervalutazione” delle case anteriori al 1953, si è ovviamente opposto con tutte le sue forze, anche legislativo burocratiche: eccependo cioè un vizio di forma – la non pubblicazione della decisione nell’albo pretorio – per invalidare l’azione. Una questione che è andata anche in consiglio comunale: e proprio da li è arrivata la richiesta di “sanare” la questione in commissione.

UNA COMMISSIONE TURBOLENTA PER FAR RIPARTIRE L’ITER

E’ stato proprio durante la seduta che doveva parlarne che si è consumata la “battaglia” tra i due assessori, soprattutto dopo la lettura del parere del segretario generale Tramontana: il quale che suggeriva, per sanare la questione e non perdere il lavoro fatto, di fare una nuova delibera in commissione, per poi procedere alla pubblicazione e all’approvazione in consiglio comunale.

Un parere che ha fatto scattare le ire di Fabio Binelli, per il quale la scelta è «illegittima» e mostra «La tendenza dell’assessore Civati a procedere in maniera illegale e non trasparente» tanto da accusarlo di avere «Costretto il Segretario a dare un parere a suo favore» per sistemare le cose.

A quest’ultima affermazione Civati ha reagito duramente: ricordando innanzitutto che «Quelle procedure che lei contesta e che dovrebbero annullare tutto, noi le abbiamo utilizzate perchè sono le stesse utilizzate dall’ufficio nel 2015, quando lei era assessore» e rilanciando, se queste procedure sono considerate irregolari, di «Procedere alla verifica della regolarità delle procedure da lei avviate nel 2015, ed eventualmente annullare quel provvedimento».

Da qui, i due punti all’ordine del giorno: il primo volto a far ripartire la procedura, e il secondo a procedere alla verifica della legittimità del provvedimento emanato durante l’assessorato Binelli. La commissione ha approvato entrambi a maggioranza.

«Con questo procedimento vogliamo smascherare l’unico e solo motivo per cui il consigliere Binelli si attacca a ogni procedura che invalidi i provvedimenti che abbiamo preso – ha concluso Civati – Quello di tenere tutto fermo a Varese. Preferisce che la città abbia 3000 case fatiscenti piuttosto che prendere una decisione innovativa. Secondo la sua assurda logica dirigista non solo i tecnici ma persino i politici devono mettere il becco nei progetti dei privati – ha concluso Civati – L’amministrazione, però, non ha questo compito: deve solo preservare ciò che è davvero bello, mentre i cittadini possono e devono mettere mano ai ruderi degli anni 50».

La questione non sembra chiusa, ma l’iter è già ripartito.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Febbraio 2019
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