Finalmente un sindaco che si preoccupa dell’ospedale di Circolo

A memoria di cronista non affiora traccia di un serio raid di un nostro primo cittadino all’ospedale di Circolo per difendere gli abitanti di Varese

monoblocco ingresso

A memoria di cronista, non dunque un ricordo come una verità di fede, non affiora traccia di un serio raid di un nostro sindaco all’ospedale di Circolo per difendere gli abitanti di Varese e del suo territorio dalle invenzioni sanitarie della giunta e del consiglio regionale.

Infiniti gli anni di ozi, sbadigli e trascuratezze varie davanti al declino della cura della salute pubblica varesina e alle difficoltà di un enorme patrimonio sociale e culturale quale è la facoltà di medicina e chirurgia , vittima essa pure delle scelte della Regione Lombardia. Ecco oggi una prima bella reazione di Palazzo Estense.

La seconda notizia di rilievo è la virata dei sapientini di Palazzo Lombardia che dopo anni e anni di silenzio davanti alle legittime e inequivocabili proteste della stampa di casa nostra, oggi non ha ancora ammesso di avere fallito con la sua riforma della sanità, ma si dichiara preoccupata della carenza di medici (da tempo in fuga dal settore pubblico subendo essi trattamenti da lavori forzati) e anche angosciata per l’assenza di luoghi di cura sul territorio, quelli che la riforma appunto prevedeva aperti per accogliere gli ammalati dimessi dagli ospedali, ricchi di specialisti, ma con posti letti dedicati solo agli “acuti”. Milano formigoniana e poi leghista ha miniaturizzato gli ospedali prima di realizzare punti di cura sul territorio. Che aquile, o forse qualcosa di peggio.

Insomma il teatrino continua, ma la sanità tornerà a essere un servizio efficiente, un diritto dei cittadini, un vanto della Lombardia quando si smetterà con giravolte e capriole e si lavorerà seriamente a una
programmazione chiara, ineludibile, espressione di una istituzione pubblica credibile.
Che a Milano dopo un sacco di anni si sia ancora alle parole lo si evince anche dal servizio del nostro Bassani che ha raccolto le dichiarazioni del sindaco Galimberti, dell’assessore varesino Molinari e del consigliere regionale Astuti dopo una sua visita al Circolo e l’incontro con il nuovo direttore Bonelli.

Bene che andrà si cercheranno improbabili sedi pubbliche di cura mentre l’ospedale di Circolo continuerà a far registrare la disperata caccia a un posto letto e un pronto soccorso destinato ancora a non migliorare la sua ospitalità, ieri e oggi paragonabile a volte a quella delle retrovie di una furiosa battaglia. E non certo per responsabilità di medici e infermieri, essi pure coinvolti in una situazione difficile.
Non solo i sindaci non hanno mai mostrato reale interesse per il Circolo e i suoi ospiti, ma anche e soprattutto la politica, tutta, senza distinzioni di sorta.

Oggi abbiamo un sindaco che ne vuole sapere di più, che sta dalla parte dei suoi amministrati. Oggi c’è una persona intelligente a rappresentare a Varese la Lombardia. Speriamo almeno che in viale Borri non si voglia cancellare un grande passato con le ruspe o non si lascino diventare decrepiti edifici che sono stati donati da varesini o realizzati per fini nobili e ci si dedichi a nuovi posti di cura quando già altri ne esistono e sono vuoti e abbandonati.

Lasciamo che il governatore lombardo e il sindaco di Milano si facciano riprendere dalle TV mentre raccolgono le cicche delle sigarette buttate in terra da milanesi incivili. Si vede quali siano i problemi che appassionano la strana coppia.

A noi interessa di più avere ormai la certezza che Salvini si occupi veramente dei migranti. Menefreghista assoluto dei varesini, leghisti e no, gli ricordiamo allora che ci sono anche migranti italiani. Sono quelli della sanità varesina, siamo noi. E siamo stufi di esserlo anche di chi ci costringe al ruolo.
Tanto è vero che ci siamo dati un sindaco progressista. Che dimostra rispetto nei nostri confronti.
Da oltre venti anni abbandonati dalla Lega riceviamo oggi attenzione e buone maniere da un partito che
l’Italia ha legnato duramente. Meglio così che essere gli ultimi del carro dei vincitori. Dove anzi non ci hanno mai voluti.
Dice il Pedrin di Casbeno: “Bun sì, ma minga c…”

di
Pubblicato il 26 Marzo 2019
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