Un’opera del museo di Como a Napoli per la mostra del Mann
Si tratta di un frammento di bassorilievo in calcare raffigurante tre ufficiali della guardia reale, parte di una grande lastra proveniente dal Palazzo Nord di Assurbanipal a Ninive

Un’opera del Museo archeologico Paolo Giovio di Como sarà esposta fino al prossimo 16 settembre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), all’interno della mostra “Gli Assiri all’ombra del Vesuvio“.
Si tratta di un frammento di bassorilievo in calcare raffigurante tre ufficiali della guardia reale, parte di una grande lastra proveniente dal Palazzo Nord di Assurbanipal a Ninive. La lastra, scolpita su più registri, raffigurava una scena di parata cerimoniale alla presenza del re e si data alla metà del VII sec. a.C.
Il frammento è entrato al museo nel 1905 insieme al resto della collezione donata da Alfonso Garovaglio, il quale lo ricevette in dono nel 1887 a Mosul dal vice console francese Siouffi, come lui stesso afferma, in occasione di un viaggio in Siria e Mesopotamia.
La mostra di Napoli, organizzata in collaborazione con l’Università “L’Orientale”, è stata realizzata con reperti provenienti dal British Museum, l’Ashmolean Museum, i Musei Vaticani, il Museo Barracco, i Musei Civici di Como ed i Musei Reali di Torino. Oltre ai reperti originali sono esposti quindici calchi, copie di rilievi rinvenuti a Ninive e Nimrud ora conservati al British Museum di Londra, calchi che appartengono da tempo alle collezioni del MANN ma finora erano conservati nei depositi.
Le opere artistiche sono affiancate da una ricca sezione tecnologica che permette di approfondire contenuti scientifici e di coinvolgere il visitatore ricreando immagini, ambienti, odori, gusti di tremila anni fa.
«Il fatto che il Museo Archeologico Nazionale di Napoli abbia scelto una nostra opera per l’importante mostra appena inaugurata – commenta l’assessore alla Cultura Carola Gentilini – testimonia il valore delle collezioni appartenenti ai nostri musei civici. Questa è un’ulteriore occasione di valorizzare e far conoscere il nostro patrimonio, oltre che di riscoprirne le potenzialità».
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