L’uomo che ha salvato 76 mila rospi

Il grande lavoro delle guardie ecologiche volontarie di Comunità Montana per combattere la «strage ignorata» che ogni primavera uccide migliaia di piccoli anfibi

Avarie

C’è una stagione dell’anno che coincide con la primavera dove le umide serate cariche di speranza per l’arrivo dell’estate si trasformano in una silenziosa mattanza. Un “olocausto“, l’hanno descritto gli esperti nel corso dell’ultimo incontro sul tema legato alla mobilità degli animali.

Quelli “grandi“, soprattutto cinghiali, cervi, caprioli e mufloni fanno notizia per via dei danni alle auto, ma soprattutto per il rischio corso da conducenti e passeggeri: non è questione solo di distrazione o velocità: se l’ungulato ti sbuca dal bosco anche a meno di 50 all’ora, l’impatto può essere devastante.

Ma è bene non dimenticare che la presenza dei corridoi ecologici in grado di assicurare mobilità – e quindi vita – anche a specie più piccole, rappresenta una priorità solo negli ultimi anni, di pari passo con la maturazione di una coscienza ecologica fra i cittadini e le istituzioni.

Per questo motivo nel corso dell’ultimo convegno legato al progetto RoadKill tenutosi a Varese solo qualche giorno fa un passaggio delle considerazioni sul problema degli attraversamenti pedonali ha riguardato anche i piccoli animali che spesso trovano nella strada la loro tomba.

Ricci, tassi e scoiattoli che muoiono ogni anno lungo le strade provinciali. Ma la vera tragedia si consuma per gli anfibi.

Rospi comuni o rane rosse scelgono quasi sempre gli stessi tragitti, i medesimi punti per attraversare le strade. Così dal 1993 è in atto una grande catena umana composta da volontari che in quelle sere di primavera sfidano gli ultimi freddi e spesso la pioggia per salvare la vita a questi piccoli animali.

Il veterano di questa lotta è Gabriele Gobbato, oggi il responsabile della “Gev“ della Comunità Montana che racconta: «I primi anni eravamo in pochi e con attrezzature rudimentali: secchi e torce, e via andare. Ci mettevamo lungo la statale 394 fra Cassano Valcuvia e Mesenzana e spostavamo i rospi da una parte all’altra della strada. Poi grazie anche all’impegno di amministratori anche di Comunità Montana, le cose sono cambiate. Grazie per esempio a Carlo Molinari (assessore durante la giunta Piccolo) che in tempi anche recenti ci ha dato una grossa mano, siamo riusciti a dotarci di attrezzature più efficaci, e di barriere stabili che impediscono ai rospi di saltare in mezzo alla strada mentre sopraggiungono le auto».

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Il bilancio di questo salvataggio è impressionante, di proporzioni bibliche. «Il primo anno li contammo: erano 500 rospi salvati. Circa 10 anni dopo ne avevamo salvati già 7.000. Ora il calcolo finale è di 76 mila rospi che sono stati sottratti da una terribile morte in mezzo alla strada».

Gobbato, certamente, non è solo: in tutto sono una decina del guardie ecologiche volontarie di Comunità Montana Valli del Verbano che si danno il cambio in quelle serate per evitare la carneficina. Ora la scommessa è di poter intervenire in maniera ancora più efficace grazie magari all’apporto di altri volontari, nuove leve, linfa vitale per aiutare questi piccoli e utilissimi anfibi nella loro lotta per la riproduzione.

IL SITO ROADKILL

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Pubblicato il 23 Settembre 2019
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