Inchiesta Mensa dei poveri, “adesso il Comune chieda i danni”

Pietro Romano lancia una petizione per chiedere al sindaco Cassani atti concreti. La sola Variante al Pgt, ritirata dopo l'inchiesta che ha travolto Forza Italia, è costata 300mila euro. "Dopo i primi patteggiamenti si può chiedere i danni. E ci si può costituire parte civile nei processi"

Caianiello Bilardo Pedroni

Lo fa anche con una petizione per «una presa di distanza dei cittadini dal malaffare», ma la richiesta la avanza subito: «Ora il Comune può chiedere i danni e costituirsi parte civile per quanto è emerso dall’inchiesta Mensa dei poveri».

L’avvocato Pietro Romano incalza l’amministrazione guidata da Andrea Cassani, a cinque mesi (quasi) dal giorno in cui sono finiti in carcere o ai domiciliari decine di esponenti della politica e dell’imprenditoria, tra cui Nino Caianiello e una parte consistente di Forza Italia Gallarate.

«Ora, con il patteggiamento di molti degli indagati tra cui l’ex assessore Petrone, il Comune può chiedere i danni», dice Romano. Punto primo, più facilmente quantificabile: «I soldi spesi per un Pgt che è finito nel cestino». 300mila euro furono impegnati dal Comune di Gallarate per la Variante del centrodestra che voleva modificare il Piano di Governo del Territorio. Il documento arrivò al primo passaggio (di due previsti) in consiglio comunale, ma poi l’inchiesta ha fermato tutto all’ultimo: in quella Variante c’erano anche capitoli che riguardavano aree – come nel caso di via Mazzini – al centro delle trame del “gruppo Caianiello”. Risultato: Cassani promise l’immediato stop al piano (e non si poteva fare altrimenti), poi attuato dal consiglio comunale, tra mille distinguo sul significato della cosa.

In ogni caso, sono soldi spesi e che ora si possono recuperare: «Concluso il giudizio si può procedere con una azione civile. Il patteggiamento (ottenuto appunto tra gli altri anche da Alessandro Petrone) non prevede una sentenza di colpevolezza, ma muove dall’ammissione delle proprie responsabilità. E dunque ora si può procedere anche con l’azione civile per il recupero dei danni».

Altro capitolo, invece, per chi finirà in aula, come pare succederà per Nino Caianiello. «Per chi andasse in giudizio immediato, il Comune si può attivare per la costituzione di parte civile per danno d’immagine, che potrebbe essere riconosciuto a fronte del nome di Gallarate finito su tutti i giornali e tg nazionali. Stiamo parlando di soldi che poi il Comune potrebbe utilizzare per riparare le strade e le scuole»

Pietro Romano non è un rappresentante di un partito, né di una lista civica (anche se è stato candidato sindaco, nel 2016). Ma la sua richiesta non è solo personale, per questo lancia una petizione pubblica, “È emerso, in maniera inconfutabile, il malaffare che regnava, da anni, unitamente alla commistione fra parte dell’imprenditoria e la politica locale, il tutto in danno non solo delle tasche, ma anche del buon nome di tutti i cittadini gallaratesi. Bisogna, purtroppo, prendere atto come il Sindaco di Gallarate, in conseguenza dei gravi fatti accaduti, si sia limitato alla mera sostituzione dei due assessori facenti parte del partito politico coinvolto, con cui governa la città, senza mettere in atto alcuna ulteriore iniziativa concreta nell’interesse della cittadinanza tutta”. Vale a dire, appunto, la richiesta di danni. “Invitiamo, pertanto, tutti i cittadini gallaratesi alla personale sottoscrizione della petizione denominata “Città Pulita”, diretta ad invitare il Sindaco del Comune di Gallarate, non solo a mettere in atto, in nome e per conto della città, le relative azioni giudiziarie per il recupero del denaro sciaguratamente sperperato, ma anche affinché la relativa amministrazione voglia costituirsi parte civile nel celebrando procedimento penale, al fine di richiedere un equo ristoro di tutti i danni patiti dalla comunità quale ‘danno di immagine'”.

«Gallarate non è quello che è emerso nell’inchiesta» conclude Romano. «I cittadini facciano un atto di coraggio, per far emergere che Gallarate è una città pulita che sa opporsi al malaffare».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 25 Settembre 2019
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