Diastasi addominale: la terapia robotica è la più avanzata

Questa patologia può essere la causa del gonfiore addominale, dell'ombelico estroflesso, di disturbi urinari e di mal di schiena di cui “inspiegabilmente” si inizia a soffrire

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Spesso si percepiscono tutti i segni ed i sintomi nei mesi successivi al parto, ma non si sa di esserne affetti. Si può trattare di diastasi addominale. Questa patologia può essere la causa del gonfiore addominale, dell’ombelico estroflesso, di disturbi urinari e di mal di schiena di cui “inspiegabilmente” si inizia a soffrire. L’impiego della chirurgia robotica consente di trattare questo tipo di patologia in maniera definitiva e nel modo più naturale ed estetico possibile. L’importante è affidarsi ad un chirurgo aggiornato ed iper-specializzato in questo moderno settore della medicina.

La diastasi addominale, di cui si è cominciato a parlare in maniera più assidua solo negli ultimi anni, comporta l’assottigliamento e lo sfibrato della linea alba ed il conseguente allontanamento progressivo dei due muscoli retti addominali. Durante questo processo lentamente progressivo si assiste alla perdita della forma originale dell’addome con invecchiamento dei tessuti superficiali e la formazione  di ernie ombelicali o della linea mediana nei tessuti profondi.

La causa della comparsa di questa patologia è da imputare all’aumento del volume endo-addominale, che si verifica in gravidanza associato ad una debolezza dei tessuti tendinei propria di chi ne soffre. In casi meno frequenti la diastasi addominale può essere causata da repentini aumenti e perdite di volume adiposo viscerale o ancora da eccessivo carico di esercizi fisici in atleti professionisti.

É bene sottolineare che la diastasi, di solito, ha una lenta evoluzione, ma non può essere arrestata con l’allenamento. Del resto bisogna considerare che questa malattia non colpisce direttamente i muscoli retti, bensì i tendini addominali che li avvolgono e li uniscono nella linea alba. Non esistono pertanto esercizi fisici che possano riparare un tendine danneggiato o rotto. Una volta che la linea alba si è sfibrata, non può ritornare alla forma originaria, se non mediante un intervento chirurgico.

I sintomi principali della diastasi addominale

I sintomi della diastasi sono numerosi, non sempre legati strettamente all’addome e possono presentarsi in modo variabile: gonfiore ( spesso le pazienti si vedono “ancora incinta”), mal di schiena, aumentata frequenza urinaria, difficoltà digestive e postura scorretta. L’autodiagnosi della diastasi addominale è possibile ma non sempre semplice, il che può portare i soggetti che ne sono affetti a trascurare per diverso tempo la patologia o a considerarne solo gli aspetti estetici esterni.

Tuttavia nel caso dei pazienti normopeso affetti da diastasi, durante il movimento di sollevamento del capo da sdraiati o di flessione del busto in avanti, effettuando un crunch addominale, si manifesta una deformazione allungata e ovale tra l’ombelico e la parte inferiore dello sterno, che scompare non appena assunta la posizione di riposo.

Appoggiando però una mano nell’area interessata è possibile percepire un’anomala debolezza dei tessuti. Talvolta, addirittura, si può percepire al tatto la pulsazione dell’aorta addominale o si possono vedere “strani movimenti intestinali” in tale area.

La chirurgia robotica per curare la distasi addominale

Fino a qualche anno fa la terapia chirurgica era poco consigliata a coloro che soffrivano di diastasi addominale, poiché l’attuazione di un intervento a cielo aperto rischiava di arrecare più danno che beneficio. Di fatto l’addominoplastica, nonostante sia stata perfezionata nel corso degli anni, continua ad essere eccessivamente invasiva per trattare questo genere di patologia, poiché a dispetto di grandi tagli e dissezioni eseguite, l’avvicinamento dei muscoli risulta piuttosto debole e soggetto a recidive.

Inoltre, essendo le reti di rinforzo posizionate superficialmente sotto la cute, tendono a causare difetti estetici evidenti (risultano visibili nei soggetti molto magri e sono percepibili al tatto). Le tecniche endoscopiche per trattare la diastasi addominale sono state un tentativo di evitare le cicatrici, ma per il resto sono sovrapponibili alle addominoplastiche nel tipo di ricostruzione con tutte le problematiche che ne derivano.

La vera svolta si è avuta con l’avvento della chirurgia robotica che ha permesso al chirurgo di lavorare nel sottilissimo spazio pre-peritoneale. Indispensabile per questo tipo di intervento è il Robot Da Vinci, uno strumento che consente, se in mani esperte, di eseguire ricostruzioni altrimenti non possibili con strumenti manuali. In questo modo, infatti, è possibile effettuare suture perfette ed estremamente solide, garantendo la ricostruzione della parete addominale pari a come era prima della patologia.

Alcune persone si preoccupano riguardo all’utilizzo del robot per eseguire l’intervento chirurgico, ma va specificato che, a dispetto del nome, il “robot” non ha nulla di autonomo. Il macchinario pertanto non è altro che un fine riproduttore in un campo estremamente piccolo dei movimenti che esegue il chirurgo ed agisce all’unisono con esso. Tuttavia per praticare la chirurgia robotica, che è l’ultima frontiera della chirurgia mini-invasiva, è necessario disporre di una esperienza selettiva in questo settore e di una formazione specifica, che la maggior parte dei chirurghi, soprattutto della “vecchia guardia”, non possiede.

Ad aver sviluppato la tecnica di ricostruzione robotica di parete addominale per il trattamento della diastasi più eseguita ai giorni nostri  è stato il dottor Antonio Darecchio, direttore dell’équipe Chirurgica Robotica di parete addominale presso la Clinica Columbus di Milano. Il dottor Darecchio con la più ampia casistica operatoria ed esperienza del settore ha dettato un nuovo standard nel trattamento di questa patologia.

Come si nota nel suo profilo Instagram (darecchio_chirurgo), i risultati funzionali ed estetici che si possono ottenere sono incredibili. Infatti, dopo l’intervento è possibile riprendere le normali attività in tempi brevi e non dover fare i conti con vistose cicatrici, tubi di drenaggio, né tantomeno reti innaturali e percepibili superficialmente. La cute a livello superficiale ringiovanisce e ritorna solidale ai tessuti profondi che vengono riportati in sede con l’intervento ed il risultato è estremamente naturale, anche dal momento che l’ombelico riprende la sua forma piccola e retratta, senza essere inciso o modificato. I sintomi della diastasi scompaiono e la “taglia” viene riportata a quella che si aveva prima della patologia.

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Pubblicato il 02 Ottobre 2019
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