Pazienti covid seguiti al domicilio: nasce la squadra dei medici del territorio
Si tratta di pazienti che stanno meglio ma non sono del tutto guariti. Il monitoraggio verrà a cura del medico di base e di dottori "giovani". In arrivo i saturimetri

Pazienti covid seguiti da casa dal medico di medicina generale. L’avanguardia della rete sanitaria dei medici del territorio iniziano, da questa settimana, a svolgere anche un lavoro di monitoraggio verso i pazienti dimessi dall’ospedale, rientrati al domicilio ma ancora positivi e non del tutto guariti.
La novità era stata annunciata dall’assessore al Welfare Giulio Gallera la scorsa settimana: « In ogni ATS verrà costituito un team di medici giovani, specializzandi o medici di continuità assistenziale, che lavorerà come sentinelle d’intesa con i medici di base dei singoli pazienti – spiega il dottor Dario Sinapi, medico di medicina generale e Presidente Provinciale S.Na.M.I – Dovrebbero arrivare quanto prima i saturimetri con cui verrà monitorata costantemente la saturazione del sangue e lo stato febbrile del paziente».
Attualmente, la costituzione della task force è ancora in corso, così come l’approvvigionamento dei dispositivi. L’assessore Gallera ne ha annunciati 100.000. Mancano anche i dispositivi di tutela personale.
Continua in parallelo, l’attività dei medici di base per l’assistenza a quanti manifestano sintomi influenzali riconducibili al coronavirus: « Li sentiamo ogni giorno per monitorare l’evoluzione della malattia. In casi particolari andiamo al domicilio. Ats Insubria ci ha fornito guanti e 28 mascherine chirurgiche – commenta il dottor Dario Sinapi – io mi sono procurato anche qualche dispositivo più efficiente di sicurezza, le FFP3, ma hanno dei prezzi diventati esorbitanti e sono introvabili. Nel caso i sintomi dovessero peggiorare con febbre alta e difficoltà respiratorie si chiama o il numero verde regionale o il 112. Non è facile prendere la linea, perchè sono centralini roventi. L’ultima volta che ho chiamato il 112 ho dovuto aspettare 12 minuti. Che, nel caso di un coronavirus va anche bene. Ma per un infarto….».
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