Inchiesta “Piazza Pulita”, chiuse le indagini a carico di Flavio Arensi
Notificato al critico d'arte l'avviso di chiusura delle indagini e si va verso la richiesta di rinvio a giudizio. La vicenda parte dall'inchiesta che ha portato alla condanna, in primo grado, dell'ex-sindaco Fratus
Chiuse le indagini preliminari a carico di Flavio Arensi, critico d’arte che a maggio 2018 era diventato curatore artistico del Comune di Legnano attraverso un bando che nei mesi scorsi ha già portato alla condanna per turbativa di gara dell’ex sindaco Gianbattista Fratus e del suo vice Maurizio Cozzi.
Arensi era stato iscritto nel registro degli indagati nel corso del processo scaturito dall’inchiesta “Piazza Pulita”, che vedeva imputati oltre all’ex primo cittadino e al suo vice anche l’ex assessore alle opere pubbliche Chiara Lazzarini. Ad ottobre dello scorso anno, infatti, alle altre procedure inizialmente contestate ai tre ex amministratori si era aggiunta proprio la nomina del critico d’arte a curatore artistico di Palazzo Malinverni: nomina arrivata, secondo l’impianto accusatorio formulato dalla Procura e poi confermato dal Tribunale nella sentenza di condanna, attraverso un bando cucito su misura sulla figura di Arensi.
Ora al critico d’arte è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini e si va verso la richiesta di rinvio a giudizio, con probabile riunione della sua posizione a quelle degli altri sei indagati nell’inchiesta per i quali ad ottobre si terrà l’udienza preliminare: Mirko Di Matteo, ex direttore di Euro.PA , Catry Ostinelli, ex presidente di Amga, Paolo Pagani, ex direttore generale di Amga ai tempi della gestione Lazzarini, Enrico Peruzzi, ex direttore per lo sviluppo organizzativo del Comune di Legnano, ed Enrico Barbarese, che di Peruzzi aveva preso il posto.
Proprio la posizione di Barbarese si è complicata dopo la chiusura del primo grado di giudizio a carico di Fratus, Cozzi e Lazzarini: nella sentenza di condanna dei tre ex amministratori, infatti, il giudice ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura per le valutazioni del caso rispetto al reato di false dichiarazioni in atto pubblico in relazione alla domanda presentata per l’avviso di selezione che l’ha poi portato a Palazzo Malinverni. Barbarese, infatti, aveva dichiarato di non avere pendenze nonostante l’iscrizione nel registro degli indagati e il relativo avviso di garanzia ricevuto a marzo 2018 per questioni legate ad una discarica di rifiuti di Piombino. Atti dopo i quali era già per così dire in odore di rinvio a giudizio.
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