I Santana cominciarono a sperimentare
Carlos voleva dimostrare che i suoi interessi non erano nella musica da classifica
Avevamo visto i Santana, lanciati da Woodstock, entrare nella Top Ten americana con la danzereccia Evil Ways, ed era lecito aspettarsi un disco in quella precisa direzione. Non che ciò non avvenne con Oye Como Va, presa dal repertorio del musicista mambo Tito Puente, ma il nostro Carlos voleva dimostrare che i suoi interessi erano molto più vasti, e il disco parte con uno strumentale che di ballabile non ha nulla: non dimentichiamo che siamo nella Bay Area di fine anni ’60, teatro di tutte le sperimentazioni musicali. Si cominciò a capire che la sua ricerca viaggiava in due direzioni: da un parte vi era il discorso di integrazione delle musiche e più in generale delle culture razziali (come ho detto tante volte il rock, nonostante le buone intenzioni, non fu mai determinante sotto questo punto di vista); dall’altra vi era una evidente ricerca spirituale che si estrinsecherà ancor di più nei dischi seguenti. Ecco allora le influenze di jazzisti come John Coltrane e del blues: da notare che la celeberrima Black Magic Woman è una cover dei Fleetwood Mac di Peter Green, che Carlos andò a vedere al Fillmore West. Ma la sperimentazione non ostacolò il successo: primo posto in USA per quest’album davvero indispensabile.
Curiosità: ci occupiamo poco delle copertine, che invece hanno avuto un ruolo fondamentale. Questa ad esempio è del pittore tedesco Mati Klarwein, che ne illustrò molte compresa quella celeberrima di Bitches Brew di Miles Davis. Assolutamente calzante alla musica dei Santana – sebbene dipinto prima e non per il disco – rappresenta un’annunciazione in versione africana, con l’arcangelo Gabriele donna a cavallo di una conga, e Maria di pelle nera con in grembo una colomba.
Per sentire tutto il disco:
Il video:
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