Il sindacato: “Il problema non è Napoli ma le prospettive di Whirlpool in Italia”

Fiom, Fim e Uilm spiegano le ragioni dello sciopero nazionale di 8 ore proclamato per venerdì 17 luglio. A Cassinetta sono aumentati i volumi produttivi ma rimangono al di sotto di quelli previsti dal piano industriale siglato nel 2018

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La pandemia causata dal coronavirus e il conseguente lockdown hanno solo congelato la vertenza Whirlpool e la chiusura del sito di Napoli, temi che ora ritornano alla ribalta della cronaca. Per venerdì 17 luglio il sindacato dei metalmeccanici, Fiom, Fim e Uilm, ha proclamato 8 ore di sciopero nazionale per riportare all’ordine del giorno una questione che è rimasta aperta e rischia di minare seriamente i rapporti tra sindacato e azienda: il rispetto del piano industriale siglato tra le parti sociali nel 2018 per tutti gli stabilimenti del gruppo. (foto da sinistra: Paolo Carini, Fabio Dell’Angelo e Nino Cartosio)
Dentro la grande partita delle relazioni sindacali se ne giocano altre, più territoriali, tra cui il futuro di Carinaro e la decisione di chiusura di Napoli.  In provincia di Varese, dove Whirlpool ha una presenza storica e importante, il sindacato dei metalmeccanici si sta preparando allo sciopero di venerdì con una posizione molto netta. «Il problema non è solo la chiusura di Napoli, che rimane una decisione inaccettabile – dice Nino Cartosio, segretario della Fiom Cgil di Varese -. Il problema è molto più ampio e riguarda le prospettive di Whirlpool in Italia che, dopo il disconoscimento del piano industriale firmato nel 2018, non sono più così chiare. Quel piano prevedeva per gli stabilimenti italiani determinati obiettivi».

Seppur in ripresa dopo il lockdown, i volumi produttivi dello stabilimento di Cassinetta di Biandronno, polo nazionale degli elettrodomestici da incasso, secondo il sindacato sono notevolmente inferiori rispetto a quanto previsto. «Nel 2020 – continua Cartosio – si produrranno un milione e 600mila pezzi, in netto calo rispetto all’anno scorso, e lo stesso avverrà nel 2021, quando il piano industriale ne prevedeva 2 milioni. La situazione di Cassinetta va consolidata acquisendo i volumi che servono a uno stabilimento importante con notevoli costi fissi».

La situazione di Napoli, dove Whirlpool produceva lavatrici di alta gamma, non si risolve nemmeno trasferendo lavorazioni e volumi da altri stabilimenti italiani. «Nonostante la stampa abbia dato spazio a dichiarazioni che avanzavano questa ipotesi – spiega Paolo Carini coordinatore nazionale Whirlpool Fim Cisl – va ribadito che di questo argomento non si è mai discusso. Noi partecipiamo a questo sciopero per chiedere il rispetto del piano industriale del 2018 che prevedeva il trasferimento di produzioni dalla Polonia a Comunanza e a Napoli. Bisogna evitare che si inneschi un meccanismo di non chiarezza, altrimenti diventa una guerra tra poveri e tra siti italiani. Noi partecipiamo al dramma dello stabilimento di Napoli, consapevoli che la soluzione sta in quel piano industriale che abbiamo sottoscritto».

Carini non risparmia critiche all’ex ministro dello Sviluppo economico Di Maio, colpevole di aver fatto «il sindacalista» durante la vertenza Whirlpool  solo per fini elettorali e propagandistici. Il risultato è che il reshoring dalla Polonia non è mai iniziato e la questione delle prospettive per  gli stabilimenti italiani rimane aperta.
«C’è una molta preoccupazione – sottolinea Fabio Dell’Angelo segretario Uilm Varese e Alta Lombardia – perché il caso Whirlpool si inserisce in un contesto complicato dal coronavirus. Non siamo preoccupati per le esternazioni dei lavoratori di Napoli quanto per la scarsa capacità di questo Governo di dare delle risposte adeguate. La soluzione non è trasferire produzioni dal sud al nord ma di confermare gli impegni presi nel 2018 per cercare di tenere aperte le aziende sui territori. La sensazione è che ci sia un continuo declino della presenza e della qualità strategica di Whirlpool In Italia. Scriveremo una lettera anche al Prefetto e chiederemo un incontro per fare un’analisi della situazione».

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La rsu dello stabilimento di Cassinetta, rappresentata da Chiara Cola, coordinatrice della Uilm, Tiziano Franceschetti della Fim e Matteo Berardi della Fiom, non solo ha condiviso le considerazioni fatte dalle segreterie provinciali ma ha aperto il confronto con i lavoratori all’interno dello stabilimento.
«Oggi è evidente l’impoverimento di conoscenze e di know how – dice Franceschetti – fattori che garantivano il futuro dell’elettrodomestico a Cassinetta. Dopo i tagli alla parte diretta, Whirlpool ha iniziato a tagliare anche quella indiretta, riducendo i costi nella parte impiegatizia. Una strategia che accomuna tutti gli stabilimenti del gruppo. Inoltre, c’è un cambiamento  sociale da non sottovalutare: nelle abitudini dei consumatori l’uso dell’elettrodomestico, soprattutto in cucina, è cambiato. La tendenza, accentuata anche dal fenomeno del delivery nella ristorazione, è quella di trasformarlo in un semplice oggetto d’arredamento fine a se stesso».

Chiarito che la soluzione per Napoli non deve essere una guerra tra poveri, Matteo Berardi mette in evidenza i “sacrifici” fatti da Cassinetta nel recente passato. «Noi abbiamo perso il magazzino ricambi, l’area piani cottura ed ereditato una parte dei lavoratori di Indesit. In totale abbiamo ricollocato circa 500 lavoratori. Quello che sta accadendo è un effetto della globalizzazione dei mercati che ha portato alla delocalizzazione delle produzioni. Oggi le trattative aperte al ministero per aziende in crisi sono oltre 150. In questo contesto noi ci dobbiamo battere per fare in modo che la piattaforma delle lavatrici rimanga in Italia».

Chiara Cola è perentoria: «Le iniziative che abbiamo messo in campo sono per tutto il gruppo perché il tema in discussione è la strategia di Whirlpool in Italia. L’azienda non ha rispettato l’accordo, ma quel piano esiste e per di più è stato siglato in una sede ministeriale e controfirmato dal Governo. In questa fase è importante non dividersi. Il prossimo 22 e 23  luglio a Napoli ci sarà un incontro dove convergeranno tutte le delegazioni sindacali. Noi ci saremo».

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 16 Luglio 2020
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