La vacca sacra del rock
Il quinto album dei Pink Floyd segna una svolta
Se è vero che nelle differenze tra musica psichedelica e prog vi è la presenza di lunghe suites e il fatto di passare da musica improvvisata a musica scritta, è probabilmente corretto dire che il quarto album dei Floyd è il loro primo album prog. La “madre dal cuore atomico” – il titolo fu preso dall’Evening Standard che raccontava di una donna a cui era stato impiantato un cuore a propulsione nucleare – veniva dopo la relativa confusione di Ummagumma e dopo che i nostri erano stati a Roma a incidere la colonna sonora di Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni. Durante delle prove a Londra venne fuori la base della suite che occupava la prima facciata, che però fu completata solo dopo che si scelse di interpellare l’arrangiatore Ron Geesin che aggiunse l’orchestra che rende così particolare il pezzo. La seconda facciata è invece a modello Ummagumma con pezzi dei singoli, tranne la “colazione psichedelica” finale. Last but not least l’iconica copertina, opera di Storm Thorgerson e della sua Hipgnosis, che aveva già lavorato con loro sin dal secondo album e continuò sino a The Wall: niente titolo, niente nome del gruppo – almeno Dylan e i Beatles la faccia l’avevano messa – e soggetto decisamente non inerente il tipo di musica. Disco epocale,
Curiosità: e sempre a proposito della copertina, l’oscar per il miglior titolo di un bootleg va a colui che, molti anni dopo, pubblicò illegalmente (con in copertina una mucca) una serie di pezzi dei Floyd che non erano stati pubblicati in America ma non erano inediti: “Dark side of the moo” davvero non è niente male!
Per sentirlo interamente andate qui:
Il video:
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