Il soft progressive dei Caravan
La scena di Canterbury fu un’importante corrente del prog
Il primo album dei Caravan, uscito nel 1968, pare sia stato anche il primo per il quale sia stata usata l’espressione “progressive music”. Purtroppo poi la Verve, la loro casa discografica, aveva chiuso la sede londinese lasciandoli a piedi: non si erano però sciolti e, andando avanti con i concerti live, furono notati dalla Decca che li mise sotto contratto.
Nel frattempo, come abbiamo visto, i King Crimson avevano davvero lanciato il genere, ed ecco che per i nostri ci fu la possibilità di incidere questo secondo disco, che è molto superiore al primo. Metterli nel prog non è sbagliato (anche se al solito queste etichette…) ma è più corretto parlare di una branca particolare del genere: la cosiddetta “Scena di Canterbury”. Quest’ultima era molto di derivazione dalla psichedelia inglese, e non aveva quella magniloquenza e quella drammaticità che caratterizzarono altro prog: era una sorta di “soft progressive”, che finì con lo svilupparsi molto anche con i musicisti che scioglievano i gruppi e ne formavano altri, mischiandone i componenti e portando la musica a nuove sperimentazioni. Qui però siamo agli inizi e la musica è godibilissima e di molto facile ascolto, quasi al limite del pop rock: ma questo non impedisce che l’album sia davvero molto bello.
Curiosità: anche qui il titolo è abbastanza incomprensibile. Qualcuno in quel “All over you” ha voluto anche vedere significati al limite della pornografia: molto più semplicemente ai Caravan, come ai Beatles, piacevano molto i giochi di parole, e vari titoli di album e canzoni ebbero quella caratteristica. Peraltro è il verso di apertura di un pezzo di Dylan…
Se volete sentire il disco completo:
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