Piazza stazione a Gallarate, “non togliamo piante ma ne aggiungiamo”

L'assessore Sandro Rech difende il progetto (rivisto) per il rinnovo della piazza Giovanni XXIII. "Tutte le piante abbattute saranno sostituite": arrivano le magnolie al posto delle querce

Piazza stazione Gallarate

Sulla piazza della stazione di Gallarate, alla fine, il «bilancio sarà positivo», per quanto riguarda il numero di alberi. Lo assicura l’assessore ai lavori pubblici Sandro Rech: «Otto piante vengono tolte, nove vengono aggiunte».

Rech interviene dopo il comunicato del Comitato “Salviamo gli alberi”: l’assessore della giunta Cassani lo giudica – in sostanza – ambiguo e reticente, perché cita il numero di alberi che dovevano essere abbattuti secondo il vecchio progetto (“prevedeva l’abbattimento di 13 alberi, 8 nelle isole centrali, tra cui 4 cedri, e 5 nel filare laterale che fiancheggia i portici”)  e glissa sul progetto rivisto.

«Ora il progetto era in evoluzione e non abbiamo problema a fornire la documentazione, ora che il progetto è completo» dice Rech. «Se poi vogliamo fare un processo alle intenzioni…».

Nel suo ufficio, Rech tira fuori l’incartamento, con le tabelle delle piante e la cartografia che mostra lo stato di fatto e quello nel progetto (redatto internamente dal Comune di Gallarate, sottolinea). «Oggi ci sono piante che un agronomo ha definito ammalate, ma vengono sostituite con le stesse essenze e con Magnolie grandiflora, vengono aggiunti molti più arbusti e in più viene usata una pavimentazione filtrante che permette il passaggio dell’acqua piovana alle radici, senza che queste debbano tornare in superficie», spiega.

Guardando allo stato di progetto, a fine lavori – fatte le ripiantumazioni – «la presenza di quattro cedri del Libano viene mantenuta: non garantiscono simmetria al progetto ma c’è ne faremo una ragione, anche se la simmetria era una delle regole fondamentali nei secoli passati per botanici e architetti dei giardini».

Il progetto del rinnovo di piazza Giovanni XXIII davanti alla stazione di Gallarate

E allora proviamo a vedere la documentazione.
La carta sintetica dell’intervento sul patrimonio arboreo è questa:

progetto piazza stazione Giovanni XXIII Gallarate

A sostegno viene presentata anche la relazione dell’agronomo che individua eventuali problemi delle piante. Gli alberi che saranno abbattuti hanno un fusto compreso tra 40 e 64 cm, con l’eccezione di una Koleutera paniculata che ha tronco da 10cm.

Oltre a questo esemplare, è prevista nella zona centrale della piazza l’abbattimento di due Liquidambar Stryaciflua (di cui una con «degradazione da fungo lignivoro»).
Viene invece salvato l’acero con tronco da 40 cm (Acer japonica, «in discrete condizioni, salvo qualche ferita meccanica «non recente» da atto vandalico) che verrà trapiantato.

Nel filare dal lato dei portici vengono invece tagliate cinque querce, soprattutto nel primo tratto verso via Borghi, con tronchi da 40-60 cm di diametro, caratterizzate – dice la relazione dell’agronomo comunale – da presenza di radici affioranti e in alcuni casi di fungo lignivoro o carpofoto liniero (Ganoderma). Delle cinque querce ne vengono sostituite quattro, sempre con esemplari di magnolia sempreverde.

Piazza stazione Gallarate
L’attuale piazza: sulla destra le grandi querce che rimangono, al centro gli aceri (che rimangono), sulla sinistra il filare di querce che viene invece sostituto in buona parte da nuovi esemplari di magnolie

Si contano in totale otto piante che saranno tagliate: tre nelle aiuole centrali e cinque nel filare dal lato dei portici (il lato in basso nella carta di riferimento qui sopra). È questo, appunto, che fa dire all’assessore di un “saldo” positivo, tra piante tagliate ed esemplari giovani che verranno piantati a sostituzione. «E allora dico: ma di cosa stiamo parlando? Poi: qualsiasi tipo di consiglio che dovesse scaturire da un agronomo incaricato dal Comitato sarà considerato importante».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 19 Ottobre 2020
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