In consiglio lo scontro sull’ultimo bilancio (politico) della giunta Cassani

L'assemblea civica si è riunita online, tranne sindaco e due consiglieri a Palazzo Broletto. In un clima di tensione e con l'occhio rivolto alle elezioni 2021 (ma anche un po' alle precedenti)

palazzo borghi

Quella di oggi è più una Gallarate «divisa tra bannati e non bannati dal sindaco» oppure una Gallarate «più pulita e vivibile»? È la domanda di fondo in cui si sono confrontati – con un clima forse un po’ troppo teso – maggioranza e opposizione, nel consiglio comunale dedicato alle “linee programmatiche di mandato e stato di attuazione del programma”.

La verifica è un passaggio annuale, già visto tre volte (questa è la quarta), ma sul finire del 2020 assume un significato diverso: perché all’orizzonte ci sono le elezioni del 2021 e forse anche perché si arriva in un momento di grande tensione latente anche per il contesto generale.

Il clima l’ha subito messo sul piatto Rocco Longobardi (Gallarate 9.9): «Lei – ha detto rivolgendosi al sindaco – parla abitualmente solo ai suoi elettori, escludendo, nella migliore delle ipotesi, una larga fetta della popolazione che sovente si trova anche a subire le sue intemperanze caratteriali».

C’è anche qualche motivo contingente: Longobardi ha citato incidentalmente e in modo sfumato un episodio di cui si sta parlando molto: una “contestazione” fatta in piazza, sabato scorso, dal sindaco Andrea Cassani a Monica Salomoni, amministratrice del gruppo facebook Sei di Gallarate se…

Dell’episodio si parla indirettamente o con qualche reticenza in post facebook e su whatsapp, oltre che in qualche articolo di giornale che non fa nomi. Comunque: Salomoni l’ha denunciata come un’aggressione verbale, Cassani l’ha ricondotta a «una discussione» personale, spalleggiato dall’assessore Claudia Mazzetti, e ha detto che ha dato «la sua disponibilità a chiarire».

Questione personale o di rilevanza anche politica, di sicuro si è inserita in una certa lettura del clima gallaratese. Dopo Longobardi anche Giovanni Pignataro (Pd), nel fare il punto sull’amministrazione ha esordito nel suo intervento descrivendo una Gallarate «divisa tra guelfi e ghibellini, tra bannati e non bannati dal sindaco».

Non è che si parli solo di clima, sia chiaro. Longobardi ha criticato l’azione della maggioranza Cassani su diversi punti, tra cui il commercio e sicurezza, contestando anche la spesa per il rinnovo piazza Giovanni XXIII (una delle due opere “strategiche di fine mandato), Sebastiano Nicosia di Città è Vita ha ribadito dubbi sulla prospettiva del Polo culturale. Pignataro ha insistito sulle scelte di mobilità che alla fine – ha detto – si sono ridotte alla «inversione di marcia di via Mazzini e a una inversione di piazza Garibaldi che non si è mai vista» (il Pd in particolare rivendica le tante proposte avanzate sul tema ciclabilità e bocciate dalla maggioranza)

«Ho sentito tante falsità, non è vero che non si è fatto nulla su sicurezza e commercio» ha replicato il capogruppo Stefano Deligios, rimandando alle diverse azioni citate nel documento di aggiornamento (datato settembre 2020). L’assessore alle attività produttive e musei Mazzetti è tornata indietro al 2016: «Gallarate allora era una città più morta». L’assessore alla cultura Massimo Palazzi ha tra l’altro replicato sul progetto del polo culturale, esprimendo la speranza che«dia nuovo slancio al Panizzi», il consorzio bibliotecario che ha “perso pezzi” negli ultimi anni (ultima uscita: il Comune di Cavaria con Premezzo).

Dalle file dell’opposizione è arrivata soprattutto una bocciatura sugli indirizzi strategici dell’amministrazione. Luca Carabelli (del centrodestra “critico” di Libertà per Gallarate) è stato molto duro, parlando del «niente proposto per cinque anni»: «Per cosa si dovrà ricordare questo sindaco? Per l’urbanistica?».

Il dente batte, eccetera eccetera. Era inevitabile che l’opposizione attaccasse su quell’urbanistica che è stata il centro del capitolo gallaratese dell’inchiesta Mensa dei poveri: è la delega che il sindaco ha dovuto alla fine tenere per sé, dopo aver visto finire nei guai giudiziari due assessori, prima Orietta Liccati e poi Alessandro Petrone.

Altro tema citatissimo (inevitabile), quello di Amsc. Nel 2016 la coalizione Cassani aveva dato centralità al tema: «Il programma – ha ricordato Pignataro -diceva che si sarebbe lavorato per farne una azienda dedicata alle energie rinnovabili. Fatto: zero». Inevitabile poi il riferimento alla piscina, su cui comunque anche il Pd ha riconosciuto che quantomeno con l’ultimo gestore («mi pare serio») si stanno mettendo le pezze dopo mesi di chiusura.

In ogni caso l’opposizione boccia in pieno l’ammnistrazione come inconcludente: «Pignataro, se così fosse dovrebbe essere già in giro a festeggiare la vittoria di Silvestrini» ha replicato Cassani, citando la candidata del centrosinistra che ha ufficializzato la sua corsa a inizio novembre. Il sindaco ha contrattaccato, più che sui singoli punti, presentandosi come determinato in vista del 2021. «Oltre a dare una idea di città abbiamo fatto molto per rilanciare la città, voi proporrete solo un “tutti contro Cassani”».

Come si diceva a proposito dell’urbanistica, il tema giudiziario legato a Mensa dei Poveri aleggia (prime udienze: primavera 2021, Cassani ha ricevuto la conclusione indagini ma siamo ancora all’Udienza Preliminare). Pignataro del Pd ha sottolineato la situazione anomala di un processo che «vedrà il Comune costituirsi parte civile contro il proprio sindaco». Cassani ha ostentato sicurezza: «Sono l’unico che compare nelle carte sia come ostacolo che come connivente sulla base delle dichiarazioni di persone che hanno parlato mesi dopo, mi divertirò in sede processuale. Per fortuna esiste il reato di calunnia di cui qualche persona dovrà rispondere».

A tratti – complice forse anche la riunione online – il consiglio ha visto momenti che sono apparsi quasi un po’ surreali, come l’autodifesa dell’assessore Mazzetti («Mi sento sminuita quando mi si indica solo come assessore al commercio») o lo scontro sui percorsi fatti di corsa che ha contrapposto Pignataro (che contestava il rischio assembramenti in piazza Libertà per la presenza di un mercatino) e il sindaco Cassani (che contestava a Pignataro di non essere stato solo nella zona di casa ma di essere passato due volte in piazza).

«Ritengo corretto che le opposizioni si preparino all’agone politico-elettorale, c’era il rischio che questa sera finisse così ed è successo: non mi straccio le vesti» ha detto il presidente del consiglio comunale Donato Lozito. Ma alla fine è inevitabile che il terreno di battaglia sia questo, che guardi a tutti i quattro anni e che tutti affilino le armi. Per certi versi – urbanistica, Amsc –  sembra ancora di essere al 2016. Come quando dalle file della maggioranza viene rinfacciato al centrosinistra il progetto della biblioteca all’ex scuola Bottini, allora abbandonata: la ex scuola è ri-diventata scuola, il progetto del centrosinistra è in un cestino già da luglio 2016, ma ancora ricompare come arma polemica.

Ovviamente ci sono tanti altri temi su cui ci sono state schermaglie. Il documento che analizza l’operato è lunghissimo. Una sintesi? La propone proprio i presidente del consiglio comunale Lozito: «L’ 80-85% delle idee programmatiche sono state attuate».

 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 24 Novembre 2020
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