“Due euro e 79”, così la cassiera salvò il Natale (e non solo)
Nel caos più totale, esposti al rischio quotidiano del contatto col pubblico, l’elogio ai lavoratori che non si sono fermati mai
Vongole, prezzemolo, spaghetti. Poi arriva il temutissimo vasetto in vetro cha manda in tilt la cassa: manca il prezzo, non c’è il codice, la fila aumenta e l’ingresso mostra porte scorrevoli che oramai più neppure si chiudono per il continuo arrivo di clienti. Un’occhiata d’intesa con la cassiera: «Se non trova il prezzo lo lasci pure».
Ma lei, che sembra sorridere dietro l’anonima mascherina si apre in uno slancio di umanità per salvare l’antipasto natalizio. E qui, come in una viuzza dei Quartieri scatta il tam tam tra colleghe: «“Bontà loro sapori del sud“, qualcuno si ricorda quanto costa?». La frase rimane sospesa per un secondo come il fischio dell’arbitro. SI fermano le parole dei clienti in cassa e i «beep» dei lettori, la collega di destra guarda in alto come a cercare il prezzo sui controsoffitti ma scuote il capo e tutti si voltano verso l’ultima della fila che senza batter ciglio pronuncia le fatidiche parole: «Due euro e 79». Nessuno ci crede. Ma manca solo l’applauso: un supermercato, il 23 dicembre, che il lockdown ha trasformato nella vera vigilia di Natale diventa una fossa dei leoni nel tardo pomeriggio di acquisti, e la mente di quella cassiera è riuscita fra migliaia e migliaia di prodotti, marche e prezzi a trovare quello giusto. Manca il tempo per approfondire: saranno gli scacchi o la Settimana Enigmistica? Ma il pressing dei carrelli si fa pesante, entra sempre più gente, tanto quanto basta per apprezzare il lavoro senza neppure poter regalare un’espressione di soddisfazione, imbustare le ultime cose nel quinto sacchetto e ciao, «Buon Natale e grazie».
Nella mitopoiesi degli ultimi mesi abbiamo fatto e disfatto gli eroi moderni della pandemia, con le icone di salvezza diventate in un attimo buone per accendere il fuoco: immunologi passati da eroi a untori televisivi il tempo di cambiar canale, medici collusi con Big Pharma e persino soccorritori volontari (dove l’assenza di retribuzione non toglie le eventuali responsabilità penali, volontari che hanno una famiglia e un lavoro a cui rendere conto quando tornano a casa stanchi dopo una notte in tuta e occhialoni sull’ambulanza, ricordiamocelo) trasformati da salvatori a portatori d’allarme con le sirene – «oh my god!» – trasformate in strumenti del terrore dalla “dittatura sanitaria“. Cose da pazzi. Eppure loro, le cassiere e i cassieri dei supermercati, sono sempre rimasti lì, in prima linea, come le tante pedine delle professioni che comportano l’esposizione continua al pubblico e ai rischi dell’infezione.
Così in un pomeriggio di gocciole e nuvole a poche ore dal Natale è giusto che un enorme grazie venga sussurrato anche a chi fino all’ultimo, e oltre, si dedica agli altri. Grazie.
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