In morte di Guido Buono

Deceduto il 13 dicembre è stato l’ideatore e il promotore dei Caffè Letterari Varesini. Il ricordo di Mauro della Porta Raffo

Generica 2020

In Varese il 29 dicembre dell’anno della pandemia.

Uomo nutrito di infiniti e pertanto mai appagabili interessi culturali,
Guido Buono,
deceduto il trascorso 13 dicembre, è stato l’ideatore e il promotore dei Caffè Letterari Varesini, nati negli anni Novanta, per cominciare, al Caffè Veratti.
È per suo sprone che dipoi videro la luce e proseguirono per oltre vent’anni i miei Salotti che trovarono lunga collocazione da Zamberletti in Corso Matteotti.
(E mi viene ora alla mente che anche Zamberletti non è più tra noi!)
Persona oltremodo degna, Guido.
Negli ultimi tempi costretto a limitazioni per via degli acciacchi conseguenti l’età, veniva a volte a trovarmi – mi conosceva bene – da Alfio, il barbiere.
Sordo quale era diventato, ‘ci marciava’, creando divertenti fraintendimenti.
Era solito deprecare una perdita di memoria che imputava all’età.
“Guido”, gli dicevo ogniqualvolta, “Non ti ricordavi nulla nemmeno trent’anni fa!”

Ecco quanto su di lui ho vergato e raccolto in
‘Varesini, non solo Piero Chiara’.
Un pezzo ovviamente datato.

E comunque, mille abbracci e chapeau!

Balestra lunga
“Sai, l’avevano appena inventato il Totocalcio.
Niente tredici.
Si vinceva col dodici.
Facevo, all’epoca, il rappresentante di tessuti.
Erano tempi nei quali non era necessario essere capaci nel mestiere.
La gente, uscita dalla guerra e anche solo per questo certa di un futuro migliore, aveva bisogno di tutto e, a rate, magari minime e tali quindi da impegnare un’infinità di mesi, comprava praticamente qualsiasi cosa gli venisse proposta.
Un giorno, a Vigevano, il negoziante che mi aveva appena firmato un bell’ordine d’acquisto, mi propone di giocare a mezzo con lui la schedina.
Accetto.
La mettiamo giù senza troppo ragionare.
Gli do i quattrini e via.
Chissà perché, appena a casa, racconto dell’accaduto a mia madre.
Sai come sono le donne.
‘Ma come?”, esplode sgridandomi quasi fossi ancora un ragazzino.
“Non hai una tua copia? Figurati se quel tale, doveste mai vincere, te lo viene a dire’, e via cantando.
Torno a Vigevano all’incirca tre mesi dopo e come mi affaccio al negozio, ecco che il titolare sorride, mi fa cenno di raggiungerlo al bancone di fondo e, aperto il cassetto, mi mostra un mucchietto di banconote.
‘L’aspettavo’ esordisce.
‘Abbiamo fatto dodici, amico mio.
Questi sono i suoi soldi: settecentomila lire’, pari allo stipendio di tre e più anni di un buon impiegato, mi viene subito in mente!
Puoi immaginarti la mia sorpresa e la conseguente felicità.
Non finivo di ringraziarlo, quell’onest’uomo e quando ci penso, mentalmente, lo ringrazio ancora.
Ti chiedi cosa ho fatto di tutto quel denaro?
Avevo preso da poco una Fiat 500 Balestra Lunga – e sottolineo ‘Balestra lunga’.
Una’Topolino’, ma non era una macchinetta.
Ho caricato in auto mio fratello e sono partito per il giro d’Italia.
Ne abbiamo visti di paesaggi e città, ma la cosa che davvero faceva bene al cuore era poterlo fare senza problemi, con larghezza, concedendoci tutto quello che ci veniva in mente volere.
Magnifico!”
Guido Buono – è lui il narratore e il protagonista – con quel
suo bell’italiano da dicitore che nasconde la milanesità comunque ad ogni pie’ sospinto rivendicata, sa raccontare.
E mille altre sono le storie che ha in serbo.
La volta, per dire, che,
ventenne, nel 1948, in occasione delle Olimpiadi, è andato a Londra
(“Mai visti tanto pochi inglesi e tanti indiani o pachistani come in quella circostanza”),
L’altra in cui, sempre ragazzo o quasi, avendo progettato un viaggio di un paio di settimane in Svezia telefonò alla madre per avvertirla che sarebbe rimasto almeno un paio di mesi (“Che gente: educatissima.
Che donne!”)…
E come non ricordarne la sete, il desiderio di apprendere
che lo ha portato ad amare oltremodo la lettura.
E ancora, l’intento, ahilui, frustrato di recitare.
E infine, l’azione per noi varesini importantissima a favore dei ‘Caffè letterari’, da lui e non da altri, riportati in auge e proprio nella nostra città a partire dalla seconda metà degli anni Novanta
È stato Guido Buono a dare il via agli incontri culturali dai quali sono derivati gli appuntamenti, tuttora in essere, settimanali
o quasi al Caffè Zamberletti (con la nostra grande
Angela entusiastica sostenitrice).
È prendendo il via dal suo contagiante animo che sono nati e durano i miei ‘Salotti’.
Ha due gravi difetti (che ritiene del tutto erroneamente pregi), il Nostro: è modesto e umile.
Per conseguenza, cerca sempre di non apparire.
Non mi dispiacerebbe se Varese concedesse a questo milanese trapiantato un qualche riconoscimento.
Per cominciare, abbracciamolo forte tutti quanti!”

di
Pubblicato il 30 Dicembre 2020
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