Il parcheggio ‘fantasma’ di via Etna: “Usiamolo per le scuole lì vicino”
Il consigliere comunale Pignataro torna sul parcheggio pubblico oggi inutilizzato. "È del Comune e ci sono le chiavi: decidano come aprirlo, ma lo aprano"

«Il parcheggio pubblico di Via Etna si può usare a servizio delle scuole lì vicino». Il consigliere comunale Giovanni Pignataro torna sul caso del “parcheggio fantasma” nella zona di via Marsala, proprietà pubblica oggi usata solo dai privati.
La questione era stata portata in consiglio comunale settimana scorsa, ma in realtà s’inserisce in un tema più ampio: il recupero di una serie di aree di sosta ad uso pubblico inserite – a volte in superficie, a volte in sotterranea – all’interno di condomini o palazzi con uffici.
Se alcuni casi erano finiti sotto la lente d’ingrandimento sei-sette anni fa (tra 2013 e 2014), oggi la questione torna alla ribalta per il parcheggio sotterraneo sotto all’isolato tra via Marsala (accesso pedonale), via Etna (ingresso stradale) e via Palestro.
Ora: a vederlo di persona (basta scendere la scaletta o la rampa di accesso) il parcheggio sembra diventato uno spazio privato. Le chiavi le ha il condominio e anche il Comune, ma di fatto l’uso è oggi riservato solo ai primi. Per quale ragione? Punto primo: il sindaco Andrea Cassani aveva chiarito, in consiglio comunale, che il municipio ha le chiavi.

Secondo il consigliere dem Pignataro non ci sono ostacoli all’uso: «Il Comune è proprietario esclusivo ed ha le chiavi: a questo punto non deve far altro che aprire e renderlo utilizzabile», ha detto in consiglio comunale lunedì sera, nella seconda comunicazione dedicata al tema. Da Palazzo Borghi si è finora detto che bisogna verificare l’agibilità dello spazio: «Se ci fosse un problema, tanto più si dovrebbe sgomberare le auto che sarebbero a rischio, in caso di sinistro» ha contestato in aula Pignataro.
Va comunque chiarito un secondo punto: non ci sarebbe opposizione da parte del condominio all’uso dello spazio, dal momento che questo è appunto esclusivamente di uso pubblico. «E allora dico: apriamolo. Per le scuole o in altra modalità che l’amministrazione vuole, ma lo si apra».
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