Isabella Tovaglieri denuncia alla Polizia Postale di Busto Arsizio un canale Telegram sul revenge porn
L'eurodeputata di Busto Arsizio si è recata negli uffici di via Ugo Foscolo per presentare denuncia alla Polizia Postale: "Serve azione più incisiva anche da parte dell'Europa"

L’eurodeputata Isabella Tovaglieri, membro della Commissione FEMM del Parlamento europeo, si è recata oggi presso gli uffici della Polizia Postale di Busto Arsizio per segnalare l’attività di revenge porn e lo scambio di materiale pedopornografico in un gruppo presente sulla piattaforma social Telegram, sui cui sono state immediatamente avviate le indagini.
«Il gruppo, che già nel nome inquietante richiama un odioso reato contro le donne – spiega Tovaglieri – conta una media di 3000 connessioni contemporanee e ben 53mila iscritti i quali, coperti dall’anonimato, si scambiano foto e video pornografici e pedopornografici, oltre a informazioni sensibili che ledono l’immagine e il diritto alla privacy altrui, commettendo illeciti penali in violazione della normativa a tutela dei dati personali e della legge Codice Rosso, con la quale la Lega ha introdotto il reato di revenge porn».
«Serve un’azione urgente e più incisiva – continua l’eurodeputata leghista – contro le piattaforme virtuali che favoriscono il dilagare della violenza di genere sul web, consentendo agli utenti di iscriversi in forma anonima e di creare chat crittografate. Per contrastare questo fenomeno in preoccupante aumento, è necessario che l’accesso ai social network sia legato al possesso di un’identità digitale, certificata da un’autorità terza, che svolga il ruolo di garante dei profili degli utenti».
«Su questa emergenza nei mesi scorsi ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea per sapere come intende contrastare la cyber-violenza e la violenza di genere, e come pensa di sensibilizzare le fasce più giovani per evitare un ulteriore incremento di questo fenomeno».
«I più esposti a questi reati – sottolinea infine Tovaglieri – sono infatti i nativi digitali. Secondo una ricerca condotta in Italia fra gli adolescenti, il 15% di loro ha subìto la condivisione di immagini intime verso terzi senza consenso, l’11% a scopo di ricatto e il 7% a fini di vendetta. Queste statistiche sono destinate ad aggravarsi se si considera l’intensificazione delle comunicazioni in rete dovute alle misure di contenimento dell’epidemia COVID19».
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