Cocaina a Gallarate, i trafficanti nascondevano la droga nei cassonetti dei vestiti usati

Nel corso delle indagini sono stati sequestrati oltre 24 chili di cocaina pura al 93% e 80mila euro. La droga veniva dal Nord Europa ogni mese e mezzo, a botte di 20-25 chili

operazione polizia

Una banda articolata, capace di gestire carichi enormi di cocaina, usando come depositi di transito i cassonetti per la raccolta dei vestiti usati a Cedrate e Arnate: è quella smantellata a Gallarate dalla Polizia di stato, nell’arco di un anno, con il coordinamento del Pm di Busto Arsizio Martina Melita.

A settembre era stato reso noto l’arresto del capo (un 55enne residente a Gallarate) e ora si è completato il quadro: otto le persone fermate, tutti cittadini albanesi.

La droga veniva dal Nord Europa ogni mese e mezzo, a botte di 20-25 chili, e i proventi finivano in Albania, grazie a corrieri che usavano anche pullman di linea: il gruppo come detto usava come deposito “di transito” i cassonetti della cooperativa sociale Exodus (estranea e anzi «parte lesa», sottolinea il Commissario capo Luigi Marsico).

Il primo a finire dietro le sbarre nel corso delle indagini è stato A.Z., residente nel Legnanese, fermato il 11 luglio 2020:  all’esterno della cooperativa sociale, in via Mameli, aveva ricevuto da M.A. e da M.B. una pistola semiautomatica Zastava mod. 70 calibro 7,65 con matricola abrasa e completa di caricatore con sette cartucce. Per non “bruciare” l’indagine gallaratese, A.Z. era stato fatto fermare subito dopo dalla Polfer di Gallarate sul binario 6 della stazione mentre si apprestava a prendere il treno per fare ritorno a casa, con la pistola in questione occultata all’interno di un borsello.

Nel pomeriggio del 23 luglio 2020 era stata la volta dell’autotrasportatore O.D. di 27 anni, pregiudicato per droga residente a Olgiate Comasco, fermato da una volante del Commissariato dopo che aveva ricevuto da M.A., nel parcheggio del campo sportivo di Via Forze Armate (Arnate), circa 9 chilogrammi di cocaina suddivisa in nr. 8 panetti, recuperata dagli agenti all’interno di una borsa spesa appoggiata sul tappetino del lato passeggeri del camion, che O.D. stava utilizzando per la sua lecita attività lavorativa. La droga sequestrata a O.D., che si ritiene fondatamente essere un corriere, era solo una parte del carico di ben 25 chilogrammi, giunto il giorno precedente nel gallaratese. Nell’arco della stessa giornata M.A. e M.B. nonché lo stesso G.B., avevano effettuato svariate consegne in favore di terze persone.

Dall’Olanda all’Albania passando da Gallarate: la rotta della cocaina

Il 2 settembre 2020 all’alba era poi toccato al capo, M.A., fermato dopo un rocambolesco inseguimento. Il 55enne era passato poco prima dal cassonetto di Via Gorizia dove due giorni prima, in accordo con G.B., aveva nascosto l’ennesimo carico di droga: la mattina del 2 settembre aveva appena prelevato quattro panetti di cocaina. Inseguito dalla Volante di Gallarate in Corso Cristoforo Colombo, M.A., a bordo del veicolo del Doblò della cooperativa aveva speronato diverse auto in sosta in via Riva (tra cui una macchina della Polstrada) prima di schiantarsi contro il muro perimetrale di un condominio. Fuggito a piedi, aveva poi resistito ulteriormente all’arresto colpendo gli agenti.

Gli investigatori quella mattina avevano trovato sul Doblò 4,269 chili di cocaina: con il mazzo di chiavi trovato in suo possesso è stato poi aperto il cassonetto di Via Gorizia dove venivano rinvenuti altri 10 panetti, del peso complessivo di 10,8 chili. In casa dell’uomo erano poi stati trovati 40.000 euro e alcuni cellulari criptati (che con un software consentono di nascondere a terzi le informazioni e di formattarli anche a distanza).

Sempre il 2 settembre erano stati poi sottoposti a fermo anche i complici G.B. e M.B., recuperando anche altri 42mila euro. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati oltre 24 chili di cocaina.

I membri della banda erano quasi tutti residenti a Gallarate: tre erano in affidamento in prova (per precedenti reati, due presso la cooperativa Exodus), mentre M.A. era dipendente della cooperativa da moltissimi anni, considerato un lavoratore affidabile e insospettabile. Era così che aveva costruito la sua rete, usando appunto anche i cassonetti della coop: nel corso delle indagini la polizia ha identificato come punti d’appoggio i bidoni gialli posti in via Gorizia a Cedrate e in via XXII Marzo nel rione Arnate.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Marzo 2021
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