Dolore e silenzio, in centinaia all’ultimo saluto a Ciro Grassia

Non solo non è bastata la chiesa, ma non è bastata nemmeno la palestra che la parrocchia di Giubiano a Varese apre in caso di funzioni molto partecipate per contenere le persone che hanno dato l'ultimo saluto all'ex assessore

I funerali di Ciro Grassia

Non solo non è bastata la chiesa, con le restrizioni Covid: non è bastata nemmeno la palestra che la parrocchia di Giubiano a Varese apre in caso di funzioni molto partecipate.

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Grande partecipazione ai funerali di Ciro Grassia 4 di 20

Così chi è venuto a dare l’ultimo saluto a Ciro Grassia ha occupato anche il sagrato della chiesa in piazza Biroldi e i marciapiedi adiacenti, partecipando alla funzione anche da lì, malgrado il sole a picco.

In tutto erano oltre 200 le persone assiepate dove possibile e dove lo permettevano le direttive Covid per dare l’ultimo saluto all’ex assessore al bilancio, al compagno di partito, all’uomo buono, al commercialista, al dirigente della Robur, al papà dei propri amici: perché questo e molto altro era Grassia, e aveva lasciato un segno in tante persone, centinaia delle quali erano sul sagrato di piazza Biroldi a rappresentarlo.

«Dire qualcosa in una situazione come questa, al di là delle parole del vangelo, è impossibile – ha esordito nella predica don Giuseppe Pellegatta, parroco di Giubiano – Perchè noi siamo abituati a trovare sempre una spiegazione una risposta: e oggi non la troviamo».

Per riuscire ad accettare una tragedia come questa, soprattutto per i suoi quattro figli che in quattro anni hanno dovuto salutare, in questa stessa chiesa, prima la mamma e poi il papà, non ci si può che aggrappare alla fede: «Noi tutti abbiamo un crocifisso, ma quando la croce si incarna nella nostra vita se ne sente tutto il peso – ha ricordato don Giuseppe – Allora rimane solo la fede. Anche l’alleluia che abbiamo cantato al vangelo sembra inopportuno in una tale situazione: ma questa è la fede della Pasqua, quella di chi guarda oltre le morte. Di Ciro ricordiamo la persona buona e disponibile, attivo anche nella nostra parrocchia: che la fede possa farci da luce, quella piccola luce che diventa sempre più grande e sconfigge la morte, la luce di Cristo Risorto per noi. Anche se il momento è difficile, e credere diventa faticoso».

Alla fine della funzione, un solo grande applauso ha spezzato il silenzio. Quasi una liberazione per chi non aveva nemmeno più lacrime da piangere, in mezzo a tutto quel dolore: solo uno sguardo attonito ma cocciuto verso quella chiesa, quella bara, quel gruppo di persone che non se ne andava via, anche se avrebbe avuto la scusa del sole cocente della prima vera giornata di inizio estate, quell’estate che dovrebbe liberarci tutti, noi che abbiamo avuto la fortuna di essere sopravvissuti, dal covid.

Decine tra gli amici più cari, i parenti, gli amici dei figli, sono rimasti infatti a fine funzione ad aspettare ancora, per un tempo che è parso infinito, dopo la messa: nessuno sembrava volersi muoversi da li, se Ciro non si muoveva con l’auto che l’avrebbe portato alla sua ultima casa terrena.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 20 Maggio 2021
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