Metamorfosi Urbana: via Carrobbio, una porta aperta sul Rinascimento
La sedicesima tappa della rubrica di Fausto Bonoldi guarda via Carrobbio

Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
Metamorfosi urbana, sedicesima puntata: Via Carrobbio, una porta aperta sul Rinascimento
Via Carrobbio (quadrivio), la strada che conduceva all’incrocio di strade della Motta, è stata sventrata in parte dagli Anni Trenta, quando fu costruito nella piazza Monte Grappa il palazzo del Consiglio provinciale dell’economia corporativa, oggi Camera di commercio.

Un altro intervento “invadente” è stato compiuto nel dopoguerra con la costruzione del complesso che ha al suo interno il parcheggio di piazza Ragazzi del 99. Guardando da piazza Monte Grappa si nota la differenza tra il lato sinistro, dove sono state conservate e restaurate le case antiche, che ha una pregevole testata nell’edificio del defunto cinema Lyceum, e il lato destro, ricostruito nel Novecento.

Pressoché all’inizio la strada era sbarrata dalla porta della Motta, demolita nella prima metà dell’Ottocento e ricordata da un cartello, di fronte al quale, in un cortile al numero 11 della via, si cela un angolo rinascimentale di Varese, un edificio la cui facciata trecentesca è decorata da affreschi, restaurati di recente, realizzati al tramonto della pittura gotica.

Nella Casa Gergati, una delle più antiche della città, nacque, in un anno imprecisato della seconda metà del Quattrocento, Galdino da Varese, l’affrescatore del Ciborio della chiesa romanica di Santo Stefano a Bizzozero.
Nel XV secolo nella casa abitava infatti la famiglia dei Campanigo, dinastia di pittori a cui appartenevano Galdino e suo nipote, Giovan Martino Spanzotti, noto per le opere d’arte realizzate in Piemonte, il cui padre, Pietro Spanzotti Campanigo, era pure nato al Carrobbio.
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