Brusa Pasquè: “Insubria, terra di grandi costruttori: ripartiamo da qui”

L'intervento dell'architetto Elena Brusa Pasquè evidenzia una possibile vocazione di rilancio dell’economia del territorio

Elena Brusa Pasquè

La pandemia ha azzerato e costretto tutti a pensare che il mondo non sarà più quello di prima. Ogni pandemia ha portato con sé trasformazioni in architettura e nell’economia nei paesi in cui si era sviluppata. Oggi l’impatto è stato globale e a questa globalizzazione forse corrisponderà il rilancio di tutto ciò che sarà a KM zero, da ciò che mangiamo a ciò che produrremo. Ci sarà certamente una iniziale contrattura e un abbandono delle delocalizzazioni delle forniture e delle produzioni. Devono essere i politici di questa generazione, gli imprenditori, gli economisti e le istituzioni a dare visioni e suggerire una vocazione che possa rilanciare l’economia del nostro territorio.

Penso allora che occorra dialogo e confronto e che questo stava già avvenendo su diverse piattaforme culturali e civiche che sono state attivate in città prima della pandemia da Camera di Commercio. Ma lo sguardo è ancora troppo legato a dinamiche territoriali chiuse da confini immaginari e da proposte di funzioni trainanti che non si sono attualizzate, forse occorre imparare anche a valorizzare quello che abbiamo dalla sanità alla qualità di vita e soprattutto la nostra storia e le nostre radici e dal nostro Genius Loci far riemergere la nostra vocazione.

Pensiamo al nostro futuro e cerchiamo di non disperdere le forze ma focalizziamo un tema. Se non tematizziamo, rischiamo di essere troppo generalisti e di essere tutto e niente allo stesso tempo: siamo in un bel territorio con tanti laghi e bellezze ambientali e architettoniche di pregio, possiamo avere una vocazione sportiva, universitaria o turistica.

Varese potrebbe sviluppare tutte queste tematiche grazie alla sua collocazione geografica e alla sua posizione strategica che la pone a poco piu di mezz’ora da Milano, da Como , da Lugano e da Malpensa. Per questo e difficile trovare una vocazione che superi le altre. Ma studiando la storia e dalla storia possono nascere idee e intuizioni.

Noi siamo, per esempio, in una culla di costruttori e questo lo sappiamo da secoli. La Regio Insubrica, al centro della quale c’è la provincia di Varese accoglie e raccoglie il sapere del progettare e del costruire ed è questo che la rende regione, territorio con una tradizione prevalente.

Ho raccolto prove di questo comune sentire con un cugino costruttore e restauratore ed è emersa una lista incredibile di protagonisti dell’architettura sin dai tempi di Lanfranco da Ligurno, autore del chiostro di Voltorre e della chiesa cimiteriale di Cantello; ci siamo ricordati che Carlo Maderno era nato a Capolago e Giacomo della Porta era di Porlezza, lui, allievo di Michelangelo che lavorò sulla cupola di San Pietro alla morte del suo maestro. Anche il più famoso Borromini era di Bissone in Canton Ticino mentre Giovan Angelo della Bella era di terra Comense lui che era autore d’importanti edifici religiosi romani cosi come Carlo Fontana era di Melide; tutti nati in quest’area geografica che oggi definiamo Regio Insubrica, alla fine del XVI secolo.

Non è un caso che altri li seguirono. Non dimentichiamoci neppure dell’alto Verbano con Giovanni Beretta assieme al figlio Pietro, originari di Brissago in Canton Ticino, costruirono chiese durante il XVI secolo nella zona piemontese del Lago Maggiore.

Ci sono poi i famosi “magistri comacini“ che arrivano anche da Ligurno e dal Canton Ticino e si chiamano cosi non solo perché comaschi, quando Como però si estendeva occupando anche il territorio varesino fino al confine. Molti studiosi moderni, infatti, ritengono plausibile che il termine “magistri com(m)acini” traesse origine dalla etimologia del suo nome e significasse che erano maestri che lavoravano con macchine edili, le latine “machinae” che in italiano significa impalcature, ponteggi e da qui il termine “comacini”. Cum machinae!

E significativo il contributo offerto poi alla cultura architettonica russa dagli architetti di tradizione artistica lombardo-ticinese come, per esempio Vincenzo Brenna, Carlo Rossi e Luigi Rusca, quest’ultimo nato ad Agno tutti diventati famosi a San Pietroburgo. Anche il meno noto Arnaldo da Ligurno è diventato famoso a San Pietroburgo e poi ricordavamo anche il nome di Domenico Gilardi, oppure i ticinesi Antonio Adamini, e Paolito Somazzi. Quest’ultimo ha decorato i palazzi dell’accoglienza e gli hotel più famosi di Lugano e il Grand Hotel di Rimini.

Infine posso citare un gruppo di ligurnesi di fine ottocento come Ottavio Broggi che con una dozzina di scalpellini e scultori di Ligurno e Viggiù arrivarono a Costantinopoli nei primi del secolo scorso e vi lavorarono fino al 1909 costruendo le facciate in pietra dell’Haydarpasa, l’importante stazione ferroviaria, che ancora oggi si affaccia maestosa sul Bosforo sulla parte asiatica della Turchia.

Gli stessi scalpellini andarono in Marocco e poi a Pas de Calais in Normandia a restaurare le chiese distrutte dalla prima guerra mondiale. Anche recentemente è stata una ditta di Varese a realizzare negli anni 90 tutte le decorazioni interne al Cremlino.

Appartenere dunque a una rete, perché di rete si tratta, o a una Gens, nel senso etimologico del termine, che per assimilazione può essere esteso a una gran quantità di famiglie di un intero territorio che hanno ereditato il saper fare Ars Aedificatoria, erudita e sapiente, è importante riconoscerlo.

Vorrei che ci fermassimo a riflettere non solo sulla passione del nostro “mesté”, o della quasi naturale propensione a seguire le orme dei nostri avi, ma anche su quanto fossero altrettanto forti le cause profonde che hanno mosso le “Genti” dei laghi lombardo-ticinesi e piemontesi in ogni direzione del mondo, superando confini, paure, aspirazioni e nostalgie, pur di portare il pane a casa, costruendo edifici chiese e palazzi.

E’ questo un aspetto della tradizione del “Comparto dell’edilizia italiano delle terre dei laghi” che ha da sempre caratterizzato, almeno fino alla nostra più fortunata generazione, chi per un verso chi per l’altro, il brulichio operoso di tanti Magister in giro per il mondo.

In sintesi, come il “comparto delle calzature” sta alle Marche così il “comparto dell’edilizia” sta alla terra dei laghi e penso a questa tradizione con gli occhi professionalmente operativi di noi architetti e degli ingegneri, geometri e periti di oggi.

Arch. Elena Brusa Pasqué

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Pubblicato il 19 Giugno 2021
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