Chiuse le indagini sul caso camici che vede coinvolto il Presidente Fontana

La Procura di Milano ha comunicato la chiusura al Presidente, al cognato Dini, al segretario generale Pier Attilio Superti e all’ex direttore di Aria S.p.A. Filippo Bongiovanni

attilio fontana

La Procura di Milano ha presentato al Presidente Attilio Fontana l’avviso di conclusione delle indagini per l’inchiesta sulla fornitura di camici durante la prima fase pandemica. Notifiche anche per Andrea Dini, cognato del governatore e amministratore di DAMA spa, società partecipata al 10% dalla moglie di Fontana. Comunicazione per il segretario generale della Regione, Pier Attilio Superti e per l’ex direttore generale della centrale acquisti regionale Aria S.p.A., Filippo Bongiovanni.

L’ipotesi dei PM parla di  “accordo collusivo intervenuto” tra Andrea Dini e Fontana, suo cognato, “con il quale si anteponevano all’interesse pubblico, l’interesse e la convenienza personali del Presidente di Regione Lombardia”. L’intera vicenda, stanno alla ricostruzione degli inquirenti, avrebbe danneggiato la collettività e gli interessi della Regione perché ebbe l’effetto di «far mancare beni» (i 25.000 camici residui) «destinati a far fronte al quotidiano fabbisogno di camici richiesti dallo stato di emergenza sanitaria» in quel momento.

Gli indagati hanno 20 giorni di tempo per presentare le proprie controdeduzioni, dopo le quali   i pm possono chiedere il rinvio a giudizio oppure l’archiviazione. Stralciata da questo filone, l’indagine su  irregolarità nello scudo fiscale relativo alla regolarizzazione dell’eredità materna di circa 5 milioni all’estero. I magistrati della procura stanno attendendo la Svizzera risponda alla rogatoria.

« Oggi sappiamo che per i pubblici ministeri esistono gli elementi per chiudere le indagini e probabilmente mandare a processo il presidente Fontana – hanno commentato il segretario regionale Vinicio Peluffo e il capogruppo Fabio Pizzul –  Lasciamo, come sempre, l’amministrazione della giustizia ai tribunali, ma torniamo a ribadire il nostro giudizio politico: il presidente Fontana, che ha mentito ai lombardi, ha perso ogni credibilità e non ha l’autorevolezza necessaria a governare la Lombardia. È passato poco meno di un anno dalla presentazione della mozione di sfiducia, che fu respinta in Aula dalla sua maggioranza a prescindere da ogni valutazione oggettiva. Il reato ipotizzato è grave, la fase drammatica in cui si trovava la Lombardia è un’aggravante, non certo una scusante, come i suoi colleghi di maggioranza provano ad accreditare. Prima questa giunta lascerà il campo, meglio sarà per i lombardi».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Luglio 2021
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