Gianetti Ruote, al Mise l’azienda ribadisce la volontà di chiudere lo stabilimento di Ceriano Laghetto
A fine incontro l’azienda ha dato una tenue disponibilità ad aprire un confronto con MiSE per valutare eventuali proposte, che potrebbero prevedere anche l’utilizzo del fondo salvaguardia con Invitalia ed altri soggetti industriali

Nulla di fatto (o quasi) dopo il primo incontro con il Ministero dello Sviluppo Economico e la proprietà della Gianetti Ruote, ovvero i rappresentanti del fondo di investimento Quantum, che hanno ribadito la volontà di chiudere gli stabilimenti di Ceriano Laghetto e Carpenedolo.
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«L’azienda deve assumere la responsabilità sociale che non ha esercitato fino ad oggi, licenziando i 152 lavoratori di Cerniano Laghetto, allontanandoli dalla loro attività lavorativa in una notte – ribadiscono in una nota congiunta Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl e Giorgio Graziani, segretario nazionale Cisl -. Questo significa ritirare la procedura, riprendere attività e riaprire un confronto sindacale, per analizzare in maniera dettagliata la situazione industriale, sia del sito di Ceriano Laghetto che da quello di Carpenedolo e costruire le condizione per dare prospettive industriali e garanzie occupazionali. Siamo pronti ad affrontare una discussione puntuale, a partire da un nuovo piano industriale per recuperare efficienza, destinando nuovi investimenti necessari per rilanciare l’azienda».
«Non è accettabile un comportamento come quello della Gianetti che dopo aver licenziato 152 lavoratori, cancelli anche gli ordini presso i clienti più importanti, decretando le condizioni per distruggere qualsiasi possibilità di reindustrializzazione per il futuro anche con altri soggetti.
«L’azienda ha confermato il provvedimento di licenziamento e di chiusura del sito di Ceriano Laghetto precisando che in caso di mancato accordo i 152 licenziamenti riguarderanno sia i lavoratori di Ceriano, che di Carpenedolo prosegue la nota della Fim Cisl -. Abbiamo chiesto al ministero dello sviluppo economico di intervenire con tutte le pressioni istituzionali e di legge per far ritirare la procedura e impedire qualsiasi comportamento dilapidatorio del patrimonio industriale. Il sito di Ceriano deve essere preservato impedendo qualsiasi azione speculativa. Serve il tempo per aprire un confronto sindacale e istituzionale per mettere al centro il lavoro, le prospettive industriali di questa importante realtà, dando garanzie occupazionali».
A fine incontro l’azienda ha dato una tenue disponibilità ad aprire un confronto con MiSE per valutare eventuali proposte, che potrebbero prevedere anche l’utilizzo del fondo salvaguardia con Invitalia ed altri soggetti industriali: «Dato il comportamento avuto sino ad oggi dall’azienda e dal Fondo chiediamo al Governo di verificare l’effettiva credibilità di questa disponibilità», chiosano i sindacalisti Fim.
Nel frattempo, mentre continua il presidio all’esterno della fabbrica brianzola, oltre alla solidarietà delle aziende del territorio e di tutto il Paese, arriva anche quella delle istituzioni. In diversi consigli comunali in svolgimento in vari Comuni è presentato un ordine del giorno votato all’unanimità per manifestare vicinanza ai lavoratori e per chiedere di ripartire con la produzione. Nella serata di giovedì 22 luglio ne è stato votato uno all’unanimità a Desio, venerdì 23 luglio è la volta di Solaro, che ha invitato anche una rappresentanza di lavoratori per testimoniare quanto stanno vivendo.
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