Il danno invisibile dell’Inerzia
Le riflessioni del deputato varesino dei 5 Stelle dopo la rielezione di Mattarella
Pubblichiamo e riflessioni del deputato varesino dei 5 Stelle Niccolò Invidia dopo la rielezione di Mattarella
L’Italia è un paese avvolto in un muro di gomma, impermeabile al cambiamento, campione di valore olimpico di immobilismo.
Questa è una pessima idea se sei il migliore (e vuoi restare al top), figurarsi se sei un Paese pieno di difficoltà.
La non scelta, la non azione è un problema perchè se tu non scegli non è che resta tutto uguale, è semplicemente il tempo a scegliere per te. E ciò è vero a livello individuale quanto a livello istituzionale. Perciò l’immobilismo delega al tempo il potere decisionale, invece che essere noi ad avere il timone saldamente in mano.
L’inerzia è il modo più tossico per raggiungere la stabilità. E così in Italia accade che la tv nazionalpopolare sia il monopolio degli stessi volti mediocri dediti all’amarcord (dannati serial killer delle nostre sinapsi!), che il lavoro sia spartito dalle stesse corporazioni, che l’università abbia le stesse cariatidi a blaterare un programma ultrateorico da 50 anni, che i giornali svolgano un ruolo ancillare, che la politica ammazzi ogni ipotesi di speranza o di orgoglio sull’altare dell’indolenza. Tutto è ossificato. E non c’è nulla di peggio di scambiare l’inerzia per stabilità e la procrastinazione per management (o persino leadership).
Questa immutabilita’ ovviamente si riverberà di più (materialmente e psicologicamente) su chi non ha il tempo da perdere, i giovani, che comprensibilmente se ne vanno. Perchè il contesto italiano ha ampiamente mostrato che gli è ostile. No matter what. L’aria diventa irrespirabile e quindi te ne vuoi solo andare.
Immobilismo significa anche che apparentemente tutto vada bene, però significa soprattutto che per gli standard del progresso (economico, sociale, politico) del 2035 noi saremo il terzo mondo. Il debito della costante non scelta, sarà riscosso in irrilevanza in futuro.
Perciò quando vedete il bicchiere mezzo pieno di oggi (che per l’amor di Dio, c’è sicuramente) considerate che nel bicchiere mezzo vuoto non c’è solo un nome perduto ma c’è soprattutto il danno invisibile dell’inerzia.
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