Drusilla Foer e l’arte di sopravvivere con stile
Un teatro strapieno e caloroso ha accolto Drusilla Foer e il suo recital "alla vecchia maniera" nella sua prima apparizione a Varese: entusiasmando i varesini col suo stile

Un teatro strapieno e caloroso ha accolto Drusilla Foer nella sua prima apparizione a Varese.
Lo spostamento della data dello spettacolo dal 21 gennaio al 24 febbraio ha portato fortuna allo straordinario personaggio-performer, alter ego dell’artista Gianluca Gori: la sua apparizione a Sanremo ha portato uno strepitoso sold out a Varese che, probabilmente, non era previsto inizialmente.
Ma conoscere Drusilla è amarla: e quella serata di Sanremo che l’ha resa la migliore e piu spiritosa “valletta” del festival, ha portato moltissimi varesini a teatro. Che non hanno avuto modo di pentirsi: perchè hanno potuto godere di una serata speciale, dove le risate non sono mai state banali, lo spazio per la riflessione importante ma senza essere opprimente, la lezione di stile straordinaria.

UN RECITAL VECCHIO STAMPO INTERPRETATO DA UNA VERA SIGNORA DELLO SPETTACOLO
Non un monologo, non una pièce teatrale, quello di Drusilla Foer è un vero e proprio recital vecchio stampo, con racconti e canzoni dal vivo. Accompagnata da due straordinari – e ironici – musicisti, il pianista Loris di Leo e il sassofonista Nico Gori, Drusilla Foer ha raccontato ma anche cantato molto, con grande grazia, come solo le migliori interpreti sanno fare.
Straordinario pensare che a farlo fosse una signora che cinque anni fa non esisteva nemmeno per il grande pubblico, e ora calca il palco come le grandi protagoniste dello spettacolo italiano: cimentandosi in veri classici come Smile o in brani di Amy Winehouse senza perderci la faccia, e anzi dando il loro giusto risalto nel racconto delle sue irresistibili vicende personali.
UNA GRANDE CELEBRAZIONE PER HERVÈ, L’AMORE DELLA VITA
Tutto il suo spettacolo è un racconto della sua vita (“Del resto, è quello che fanno le signore quando cominciano ad invecchiare, e la cosa non migliora nel tempo” spiega fasciata nel suo abito di paillettes, che riluce sotto i fari del teatro): ma tra una telefonata ad Ornella e un simpatico insulto al pianista, c’è però un dolore di fondo che sembra fare da motore a tutta questa scanzonata ironia: l’amore per Hervè, l’uomo della sua vita, che è venuto a mancare ma non l’abbandona mai, come tutti i veri amori. Un amore che permea i momenti tristi e le nostalgie, ma anche il distacco ironico della “vecchia signora” per le miserie del mondo e persino le battute più taglienti. Un sentimento che molti di noi hanno provato e che Drusilla interpreta come solo chi l’ha vissuto può fare.

TRA LE RISATE, LA METAFORA ESISTENZIALE DI “I WILL SURVIVE”
E cosi, dopo un tango, dei brani di Mia Martini e persino inni a sant’Antonio, la versione di I Will Survive di Gloria Gaynor, a ricordo delle notti folli di New York, in un inedito arrangiamento malinconico è del tutto opportuno, a conclusione dello spettacolo. Proprio quella canzone che un intera generazione ha ballato scatenata, ha infatti in realtà un testo triste che racconta di una difficile rinascita: “sopravviverò, anche senza di te”.
Ed è questa l’arte che gli spettatori hanno imparato da questa serata, che per molti è stata la prima dopo il lockdown: quella di sopravvivere con stile. Non solo aldilà di quello che ci succede – e qualche secondo di silenzio “corale” è stato dedicato anche alla guerra in Ucraina – ma anche e soprattutto aldilà dei pregiudizi, (“Mi fa schifo il pregiudizio- racconta Drusilla – quasi piu del piccolo punto”), aldilà delle perdite («La mia aristocratica nonna Gera è morta mentre seguiva l’opera dal suo palco del san Carlo di Napoli. Lo chic, proprio!”), aldilà del passare del tempo.
Drusilla, tra le risate che non sono mai mancate, ha raccontato tutto questo: lasciando una piccola ma importante eredità in ciascuno dei tanti che l’hanno ascoltata nella fredda Varese, che invece l’ha accolta con un calore non usuale, di quelli che fa ben sperare nel futuro.
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