Ferrovia Malpensa-Gallarate, “ora serve il ricorso al Consiglio di Stato”
La minoranza casoratese rilancia la battaglia legale contro l'opera, secondo accesso ferroviario all'aeroporto. E critica la posizione dell'amministrazione pubblica

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Casorate Aperta, opposizione, a commento della bocciatura, da parte del TAR della Lombardia, del ricorso dei Comuni di Cardano al Campo e Casorate Sempione sulla nuova ferrovia Malpensa T2-Gallarate (nella foto: aree di cantiere previste, elaborazione grafica del comitato)
Ci siamo presi un pò di tempo per riflettere dopo che il Tar ha giudicato improcedibile il ricorso presentato dai Comuni di Casorate e Cardano, a seguito dell’accordo che il Parco del Ticino ha raggiunto con Regione Lombardia, accordo di carattere puramente economico, che ha fornito la giustificazione allo stesso Parco per ritirare il ricorso.
Sono stati giorni di amarezza e sconforto, al retrogusto di rimpianto.
Non è nostra intenzione soffermarci sulle disastrose conseguenze ambientali che il nostro territorio, ormai ridotto a mera appendice di un’area stracolma di servizi ma sempre più invivibile, subirà; i danni ambientali e all’ecosistema Brughiera sono ben noti da anni, e recentemente sono stati dettagliatamente rimarcati da voci direttamente interessate e ben informate.
Quello che ci fa storcere il naso è il comportamento delle istituzioni che dovrebbero proteggere la salute dei cittadini, ma che hanno soltanto dimostrato come alla fine tutto possa essere comprato.
Analizzando l’evolversi di questa opera insensata attraverso gli anni, sono evidenti una serie di tante piccole crepe che hanno portato a questo ultimo giudizio.
I nostri amministratori hanno sempre dichiarato che questo ricorso sarebbe stata la mossa finale, dopodiché si sarebbero chiamati fuori da ulteriori eventuali tentativi, ma è stato fatto tutto ciò che si poteva?
Si poteva, ad esempio, presentare delle osservazioni, precise e puntuali, ad evidenziare l’impatto devastante di questa bretella ferroviaria, durante la fase di Scoping nell’ormai lontano 2016.
Ma nessuna osservazione è mai stata presentata dall’amministrazione.
Eppure, ci si poteva soffermare su criticità quali, oltre alla distruzione del bosco, l’impatto dei cantieri sulla viabilità e sulla vita quotidiana dei cittadini che si spostano ogni giorno. O la durata degli stessi cantieri e quindi il perdurare di questi disagi nei confronti delle comunità locali. Comunità che peraltro non beneficeranno in alcun modo del nuovo tratto ferroviario la cui unica funzione è quella di accorciare il viaggio da Milano di quattro minuti.
Si poteva, ma non è stato fatto.
Le posizioni dell’amministrazione sono sempre rimaste ambigue, al punto che la delibera n. 29 del 30.07.18, con la quale il Consiglio Comunale ha espresso una posizione chiara e determinata è frutto delle sollecitazioni e del Comitato Salviamo la Brughiera e della minoranza di allora. Senza queste sollecitazioni, il Sindaco esprimeva la volontà di mantenere una posizione “sfumata”, come si legge dai verbali.
Questa opera è inoltre strettamente connessa al Masterplan, che prevede una forte espansione dell’area cargo e di conseguenza una serie di infrastrutture che saranno “necessarie” visto l’incremento di traffico nella zona. Ma nemmeno qui le posizioni sono mai state definite.
Abbiamo mai preso parola o siamo solo rimasti ad ascoltare decisioni già prese da altri, sui quali però non ricadranno le conseguenze di questo scempio?
Qualcuno ha preso mai in considerazione l’ipotesi che questo grande incremento di traffico merci non si verifichi, e che le tanto agognate infrastrutture finiscano per diventare fatiscenti cattedrali in un “ex” bosco ormai desertificato?
Queste ed altre criticità che potevano essere espresse con una VAS volontaria, a evidenziare cosa il nostro territorio può sopportare e cosa la comunità può sopportare.
Tornando al ricorso, questo è stato respinto per mancanza di motivazioni, a seguito dell’accordo economico “Parco del Ticino – Regione Lombardia”.
Fa rabbia pensare che forse non sia mai stato preso sul serio, se la sentenza è questa.
L’amministrazione avrebbe dovuto coinvolgere la cittadinanza, convocando assemblee pubbliche con esperti e contraddittorio, illustrare coscientemente le problematiche cui inevitabilmente andremo incontro, e come minimo presentare un ricorso con motivazioni chiare e documentate.
Si poteva fare di più, si poteva fare meglio.
Ma il pericolo adesso incombe su tutti allo stesso modo. Si poteva fare di più, ma possiamo ancora fare qualcosa. Uniamo le forze, collaboriamo, e presentiamo ricorso al Consiglio di Stato. Dovremo lavorare per davvero, coinvolgere la popolazione, far comprendere il danno che subiremo e quanto questo sia inutile ed evitabile. È l’ultima occasione, e non è davvero il momento di fermarsi.
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