Nella basilica di Gallarate cinquecento luci per la pace tra Ucraina e Russia
Dopo il momento di domenica con i greco-cattolici ucraini, mercoledì sera la comunità cristiana si è riunita per una nuova preghiera "per la pace e la giustizia di Dio". Con le lanterne che già erano state simbolo di pace sul confine Est-Ovest nei mesi scorsi

Cinquecento candele insieme per chiedere la pace e «la giustizia di Dio», quella che non solo ferma le armi, ma non lascia torti e rancori ed è duratura. È la preghiera della comunità cristiana di Gallarate, riunita nella basilica di Santa Maria Assunta per una preghiera collettiva già annunciata lo scorso fine settimana, nei primi giorni di combattimenti in Ucraina.
Sono state oltre cinquecento le persone che si sono riunite prima in piazza e sul sagrato, per l’accensione delle candele dal braciere, e poi all’interno della Basilica, con la preghiera guidata dal prevosto, monsignor Riccardo Festa.
«Non c’è tempo in cui Dio sia lontano, è sempre vicino a noi anche quando c’è disordine in questa Terra» ha detto il prevosto. «È con questa pace nel nostro cuore che possiamo diventare operatori di pace».

La preghiera a Gallarate si è tenuto nel giorno di digiuno proclamato da Papa Francesco.
La comunità cristiana si era già attivata nei giorni scorsi con un momento di preghiera unitario delle parrocchie cattoliche insieme alla comunità greco-cattolica, la confessione religiosa più seguita in Ucraina, che vive in comunione con la Chiesa cattolica: domenica le due comunità si sono unite alla chiesa di San Paolo a Sciarè in un momento di preghiera guidato da padre Volodymyr, il sacerdote di riferimento degli ucraini della provincia (la chiesa greco-cattolica è una chiesa nazionale).
Il messaggio di pace è stato appunto poi rinnovato mercoledì sera con la preghiera in basilica, guidata dalle luci. C’erano anche gli scout, che già sul finire del 2021 avevano usato il simbolo delle lanterne sul confine Est-Ovest: allora era un simbolo di solidarietà per i migranti dall’Asia e dalla Siria bloccati tra Bielorussia e Polonia, usati come strumento di pressione reciproco e respinti per settimane.

C’è anche un versante di solidarietà che coinvolge le comunità cristiane: la Caritas per ora sta lavorando non sulle raccolte di cibo o materiali, ma con donazioni che vengono messe in rete con Caritas internazionale (come già annunciato dai primi giorni), anche per semplificare la logistica di distribuzione degli aiuti.
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