Un tavolo per non sentirsi soli: a Gallarate apre l’Alzheimer Cafè

Auser Insieme e VareseAlzheimer stanno lavorando allo spazio settimanale per far prendersi cura delle persone con Alzheimer e far incontrare i familiari. "Per superare l'ipocrisia intorno alla malattia"

gallarate generico

«Intorno alla disabilità c’è una forma di ipocrisia: tutti ne parlano, ma poi non piace avere la presenza nei luoghi della vita quotidiana». Al centro Figli del Lavoro di Gallarate, gestito da Auser, la malattia non è nascosta, ma messa in rete, affrontata grazie all’impegno comunitario: ora gli spazi di via del Popolo, appena ai margini del centro più antico della città, ospiteranno anche l’Alzheimer Cafè, promosso da VareseAlzheimer con un gruppo di volontari locali.

«Abbiamo iniziato a parlare di Alzheimer cafè due anni fa, prima del Covid» racconta Renato Losio, presidente dell’attivissima Auser Insieme di Gallarate, riepilogando il lungo percorso che ha portato ad attivare il  servizio. «I luoghi in cui familiari possono ritrovarsi sono veramente pochi ma servono moltissimo: questa è una scommessa per il futuro. Il nostro impegno come Auser non è solo un ospitare, è un condividere».

A fianco a lui c’è un pugno di volontari gallaratesi (Marcantonio Verdelli, Genni Lozito, Raffaele Pasello) di VareseAlzheimer, già pronti a gestire un vero e proprio cafè, uno spazio d’incontro per chi ha la malattia di Alzheimer ma anche per i parenti, che qui possono condividere un momento d’incontro e confronto, che sia anche un luogo di relax, specie per chi è più pesantemente impegnato nella cura. È l’idea che anima da sempre (dal 1997, quando furono ideati dal medico olandese Bère Miesen) gli Alzheimer Cafè, ormai diffusi anche in Italia.

«Ci troveremo qui dalle 14 alle 18, al martedì, a partire dal 31 maggio» spiega Genni Lozito, mentre ci accompagnano negli spazi individuati da Auser insieme ai volontari: viene usato un ampio salone, con le pareti colorate da murales. In fondo al locale c’è un bancone da bar, perché anche lo stesso ambiente di un Alzheimer Cafè deve distinguersi da una qualsiasi anonima sala: è un luogo sociale, non un luogo di cura medica.

«Il Cafè è un secondo intervento qui sul Gallaratese, che si aggiunge all’assistenza domiciliare che impegna volontari che una volta alla settimana vanno a casa delle persone» racconta Raffaele Pasello gruppo operativo di Gallarate. «Ora vediamo un passaggio successivo: mettiamo insieme le persone, creiamo occasioni comuni per stimolarle, mettiamo insieme anche i familiari che nello stesso tempo possono riunirsi».

Un intervento fatto per rafforzare la presenza sociale a fianco di malati e famiglie, consapevoli che «questa è una zona ricca di strutture che danno assistenza», ma con l’intenzione di ampliare le occasioni.

«Inizialmente faremo una volta alla settimana, se le richieste dei famigliari fossero maggiori faremo un secondo incontro al giovedì» continua Marcantonio Verdelli. Un’altra forma di condivisione sono gruppi di auto-aiuto, che sono allo studio e potrebbero affiancarsi all’esperienza dell’Alzheimer Cafè.

Attenzione: lo spazio del Café è sì uno spazio sociale, ma è anche di cura, quindi è accompagnato da specialisti, medici psicoterapeuti. Tra le attività ci sarà il ricorso alla musicoterapia e verrà valutata anche la pet-therapy., una forma d’intervento particolare che deve essere valutata sulla base delle attitudini degli ospiti.

L’attenzione ai malati di Alzheimer non è un caso isolato, all’Auser di Gallarate: «Auser è la casa della comunità – dice ancora Renato Losio presidente dell’associazione –  abbiamo una rete molto ampia che collabora con noi, dall’associazione dei malati di Parkinson all’Unione ciechi, fino a Officina 025 che si occupa di bambini con disabilità, solo per fare alcuni esempi». Una interconnessione tra esperienze, in un luogo che è anche molto vitale perché frequentato da molti volontari e anche da anziani che lo usano come luogo di ritrovo spontaneo, riaperto nel 2016. Un luogo solidale, fin dalle origini cento anni fa, quando la “Figli del lavoro” era il circolo accanto alla Casa del popolo, luogo di ritrovo per le classi popolari e le famiglie operaie.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 27 Aprile 2022
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