La penna

di Laura De Filippo

giovanni falcone

 Art. 98 della Costituzione – I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione. Larticolo appena citato appartiene alla nostra legge fondamentale, la Costituzione. Rientra nella seconda parte, quella relativa all’ordinamento della Repubblica. Per semplicità, così come ho imparato da Giovanni, è la sezione dedicata all’organizzazione complessiva dello Stato italiano.

La mia nonna ci teneva molto a essere formale, a spiegarmi e raccontarmi cosa le aveva riservato la vita, quello che aveva fatto, vissuto. Tra le mani dell’allora primo Presidente della Repubblica Italiana, Enrico De Nicola, stretta tra indice, medio e pollice aiutò a creare questa legge. Per dirlo in modo corretto, grazie a lei con la firma del presidente fu promulgata. Era orgogliosa del suo ruolo così come lo sono io oggi.
Il problema è che ora mi sento sola, con Giovanni abbiamo lavorato tanto, capivo, attraverso la stretta della sua mano, cosa accadeva. Le parole per Francesca, anche se di lavoro, erano tracciate con calore, amore. Le sue dita mi avvolgevano e proteggevano. In quell’istante mi sentivo amata proprio come lo era lei.
Un appunto per i suoi collaboratori era preciso, perentorio, chiaro. E io mi sentivo importante di dare quell’ordine, sentivo che era giusto. Come facevo? Semplice, Giovanni e il suo amico Paolo, incarnavano letteralmente l’articolo della Costituzione di cui mi aveva raccontato mia nonna. Durante i loro incontri ero felice perché potevo parlare con la compagna di Paolo. Anche lui, come Giovanni, parlava con me tramite lei, dava ordini, e regalava parole dolci.
Il nostro compito era ed è quello di cambiare il presente, da un foglio bianco a uno pieno di parole con tanti significati.
Il servo del nostro paese è un lavoro importante, significa rendere grande e libera la terra in cui sei nato e cresciuto. L’amore per quella terra ti porta a essere soldato contro chi la vuole distruggere. E un soldato va avanti fino alla morte.
Giovanni non si è tirato indietro facendo vincere la paura, al contrario, ha aumentato la forza per contrastare il male della sua terra. Loro, Giovanni e Paolo, erano l’antidoto per quel veleno, con Francesca, Vito, Rocco, Antonio, Emanuela, Agostino, Walter, Vincenzo e Claudio. Non riesco a ricordare l’uno e tralasciare gli altri. La combinazione vincente è data dall’insieme. La loro morte ha fatto risorgere lo spirito della vita e della legalità del nostro paese. Il 23 maggio e il 19 luglio dovrebbero essere festeggiati come Pasqua: passaggio dalla morte alla vita, alla consapevolezza che un paese come l’Italia è degno dei suoi figli e non li dimentica. E i figli devono essere degni del loro Paese, della loro Patria.
Io non ho più Giovanni e non sento più le sue carezze, le sue decisioni, ma, con tutte le parole che abbiamo lasciato sulle pagine bianche, sono fiera e orgogliosa, anche se in pensione, di essere stata al servizio esclusivo della nazione, insieme a lui.

di Laura De Filippo in occasione del 30mo anniversario della strage di Capaci

di
Pubblicato il 23 Maggio 2022
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