Mercalli a Varese: “Il clima è già malato, la cura per far scendere la febbre è drastica”

Affrontava diverse emergenze legate tra loro il convegno della Cgil Varese che si è tenuto a Salone Estense giovedì 30 giugno, organizzato da 100Venti APS e da Cgil Varese

Conferenza su clima e migrazioni cgil Varese

Affrontava diverse emergenze legate tra loro il convegno della Cgil Varese che si è tenuto a Salone Estense giovedì 30 giugno, dal titolo “Cambiamento climatico, migrazioni e transizione ecologica”.

Organizzato da 100Venti APS e da Cgil Varese con il patrocinio del Comune di Varese, ha affrontato il tema delle emergenze planetarie, che interrogano tutti anche in questi giorni e sempre di più richiedono soluzioni tempestive: la siccità e il caldo di questi giorni, i raccolti a rischio, le disposizioni per razionare il consumo d’acqua sono una situazione “da allarme rosso” che rischia di mettere in ginocchio economia e lavoro sul territorio e spinge intere popolazioni ad esodi di massa, accrescendo miseria e povertà.

«Sono diverse le cause dei flussi migratori, milioni di uomini e donne alla ricerca di una vita migliore – ha ricordato Amani Yao Jacques, Presidente 100Venti APS – Negli ultimi decenni il peggioramento del clima del pianeta ha accelerato il fenomeno, rendendone ancora più difficile una gestione attenta ai diritti primari e capace di puntare ad una vera integrazione».

«Da sempre la Cgil di Varese ha seguito con attenzione i fenomeni legati al cambiamento climatico e si è sempre pronunciata a favore di iniziative che, sul fronte dell’economia e dell’occupazione, incentivassero la transizione ecologica – ha spiegato *Stefania Filetti*, Segretario Generale della Cgil di Varese, nella sua introduzione – Abbiamo pensato di confrontare le nostre idee con quelle di esperti ed economisti, ascoltando anche le analisi di quei movimenti sociali che, come i Fridays For Future, hanno sempre puntato ad un pianeta più sano e più bello».

“LA TERRA HA LA FEBBRE, E NESSUNO LA CURA”

Il grande problema di partenza è che stiamo rovinando la terra, la situazione è già drammatica, ma tutti la considerano come un problema futuro: «Ci sono stati quest’anno 50 gradi in canada, vicino a Vancouver, a casa nostra in Italia abbiamo avuto il record assoluto di temperature a cui hanno fatto da contralto trombe d’aria e alluvioni a cui non eravamo prima abituati – ha spiegato Luca Mercalli, intervenendo da remoto all’incontro – Nel frattempo c’è stata la conferenza sul clima di Glasgow, che avrebbe dovuto avere uno sprone da tutti gli eventi accaduti. E invece non stiamo facendo niente. La terra è già malata, la sua temperatura sale come una febbre, e nessuno fa niente per curarla. E se non facciamo niente in questo secolo la temperatura rischia di salire di 5 gradi, un innalzamento che porta velocemente all’inabilità. Se succedesse a noi, per esempio, saremmo spacciati».

MIGRAZIONE AMBIENTALE, LA PROSSIMA LOTTA TRA RICCHI E POVERI

I fenomeni ambientali saranno causa di nuove pressioni sociali, perchè: «La libertà di circolazione è garantita ai paesi ricchi, a noi quindi. Per i poveri e chi vive in un paese povero questi spostamenti sono, e saranno sempre di più, resi difficili». A spiegarlo è Duccio Facchini, direttore di Altreconomia e scrittore (suo il volume “Respinti” che racconta delle politiche delle frontiere), che ha spiegato come «La definizione stessa di Migrante Ambientale non sia accettata e accettabile dalla politica internazionale. La rifiuta persino l’Unchr, l’agenzia ONU per i rifugiati: formalmente perchè un rifugiato ambientale è difficile da definire e non è classificato in una legge, ma nella sostanza è perchè sa che quello sarà il problema del prossimo futuro, e l’occidente non è ancora disposto ad accettare questa migrazione».

Il cambiamento climatico quindi è molto di più di un problema ambientale, anzi: «Il cambiamento climatico è tutto tranne che un problema ambientale. La terra se la caverà lo stesso, anche con 5 gradi in più. Il problema è soprattutto sociale – ha spiegato Gianluca Ruggieri, Ingegnere Ambientale e Ricercatore dell’Università dell’Insubria – Ci sono già state sei estinzioni di massa nella vita della terra, la differenza è che prima noi non c’eravamo».

 

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Giugno 2022
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