L’anno accademico dell’Insubria si apre riportando tutti in presenza. Ma gli studenti non ci stanno

Un gruppo di iscritti a Scienze della Comunicazione ha invitato a lasciare aperta la possibilità della DAD ed è pronto ad azioni dimostrative per far comprendere il valore del doppio canale

Open day Università dell'Insubria

Si torna al passato. L’Università dell’Insubria lunedì prossimo darà il via al nuovo anno accademico riportando tutti gli studenti in aula. La decisione di superare le modalità miste “presenza/distanza”, che avevano caratterizzato l’attività didattica fino alla primavera scorsa, è stata comunicata ufficialmente ieri, 15 settembre. A docenti e studenti. 

Già nel mese scorso, la dichiarazione del rettore dell’Università degli Studio di Milano sulla ripresa esclusivamente in presenza delle attività didattiche aveva  sollevato qualche perplessità e non pochi timori.

Dopo due anni di modalità “da remoto” per seguire le lezioni, con un’organizzazione diversa e, a volte, scegliendo di iscriversi al corso di laurea proprio perchè on line  per non togliere nulla alla propria agenda giornaliera di impegni, l’annuncio apparso sul sito dell’Università dell’Insubria : “Sono state pubblicate le indicazioni per la gestione in sicurezza delle attività didattiche e di ricerca, per l’anno accademico 2022/23», che prevedono lezioni e laboratori in presenza” ha fatto scattare la protesta.

Un gruppo di circa 600 studenti ( così si presentano) del corso di Scienze della Comunicazione solleva il problema. Già nel maggio scorso, gli iscritti avevano inviato una lettera al Rettore, al Presidente del corso di scienze della Comunicazione e alla rappresentante degli studenti sollevando una serie di obiezioni e problemi in merito alla ventilata proposta di sospendere completamente DAD e streaming: 

È assodato che le necessità legate alla pandemia hanno cambiato radicalmente la modalità di didattica universitaria, implementando in maniera significativa l’evoluzione digitale nell’erogazione delle lezioni.

Il nostro stesso Ateneo ha realizzato in questi anni un grosso sforzo in questo senso, procedendo ad attuare un rapido iter di digitalizzazione e investendo nel progetto “Innovazione didattica d’ateneo” ben 1,5 milioni di euro, progetto riguardo al quale la stessa Università ha dichiarato: “la sfida dell’insegnamento ibrido o da remoto, imposta dal lockdown, si è trasformata per l’Insubria in una occasione di crescita e di futuro” (1) Sottolineando la volontà di un’innovazione nata come emergenziale, ma in un’ottica di futuro strutturale.

 In realtà la DAD integrata, ha comportato un aumento del numero di iscrizioni universitarie, come documentato sempre dal sito del Ns stesso Ateneo .

La DAD ha infatti rappresentato la possibilità di conciliare studio e lavoro o vita familiare diventando una grossa opportunità per lavoratori, per chi ha figli da gestire, per i disabili, che a causa delle loro patologie, faticano a raggiungere il sito universitario, è dunque in quest’ottica che, la DAD, nata come una scelta obbligata, in questi anni si è modificata diventando uno strumento di inclusione, tanto che il temuto crollo delle iscrizioni universitarie che si paventava ad inizio pandemia non è avvenuto e anzi, come già evidenziato sopra, si è realizzato il contrario, con un significativo incremento. La DAD integrata, quindi, consente agli studenti un notevole risparmio di tempo e denaro (abbattendo costi di trasporto e trasferta), considerando dunque l’aspetto economico che si riverbera sullo stesso Ateneo in forma di maggiori iscrizioni e quindi con possibilità di crescita economica e di prestigio.

….

Ribadiamo che non ci sono effettive evidenze che la didattica integrata a livello universitario comporti una minore qualità nell’apprendimento, dato che, sempre sul sito del nostro ateneo, si evidenzia che i nuovi laureati dell’Insubria, nonostante la pandemia, hanno mantenuto un’alta media di inserimento nel mondo del lavoro proprio grazie al lavoro fatto dall’Ateneo e dai suoi docenti che non hanno fatto mancare supporto e competenza garantendo una formazione ottimale. 

A tal fine sottolineiamo che la nostra richiesta non esclude la partecipazione in presenza, ma è volta ad ottenere un’erogazione mista che implementi anche le lezioni a distanza.

 In ultima analisi, sono emerse alcune difficoltà legate al numero di studenti in presenza e all’ampiezza di alcune aule, dimostratesi non adatte a contenere tutti gli studenti dei vari corsi. Ne consegue che togliendo la possibilità delle lezioni online, un maggior numero di studenti sarebbe costretto a recarsi in aula, amplificando la criticità inerente agli spazi dedicati alle lezioni in presenza. 16In particolare, rispetto a questo aspetto, si vuole sottolineare che le lezioni verrebbero erogate con modalità diretta solo nell’aula principale (l’Insubria ha una sola aula da 300 posti e alcune altre da 200 posti), mentre gli studenti che non vi trovassero posto (come nel caso degli studenti iscritti al primo anno di Scienze della Comunicazione che sono molti di più) sarebbero costretti a seguire in presenza, ma da aule secondarie».

Gli iscritti, dunque, si appellavano al Rettore e ai docenti chiedendo di non gettare tutto ciò che la pandemia ci ha fatto conoscere.
In una nuova lettera pronta a essere inviata, rilanciano la necessità di non cancellare il passato: « Segnaliamo inoltre che, a seguito della pandemia ci troviamo ora in un periodo di non meno grave emergenza e di forte difficoltà economica, dove tutte le utenze come elettricità, gas, ed anche i carburanti, stanno incidendo pesantemente sull’economia familiare. Presto alcuni provvedimenti statali saranno volti al risparmio di alcune risorse, ed ecco che ancora una volta la didattica mista sarebbe nuovamente uno strumento utilissimo per molte famiglie, permettendo loro di poter risparmiare almeno nei costi per gli spostamenti, abbonamenti di treni, autobus e carburanti per chi si muove in auto».

Per due anni si è spesso sentito parlare della solitudine degli studenti, delle difficoltà di comunicazione, del senso di isolamento che, spesso, ha portato all’abbandono della carriera universitaria e alla sfiducia in se stessi. D’altra parte, però, la tecnologia ha messo in evidenza le potenzialità di una partecipazione virtuale. Si parla oggi di didattica nel metaverso e il ritorno all’obbligo dell’aula appare come un freno al progresso.

I ragazzi sanno che la relazione è fondamentale ma ritengono che non sia esclusivamente legata alla presenza fisica. D’altra parte, in aule con capienze fino a 200 studenti il rapporto si esaurisce con le prime file di banchi. Per non parlare della capienza delle aule e del rischio di chi, dopo aver fatto il viaggio, si ritrova comunque in piedi, sulla porte se non confinato in un’aula collegata in modo… virtuale.

Gli studenti sono determinati a non veder cancellato quanto di buono la pandemia ci ha fatto scoprire. Lunedì mattina annunciano un gesto dimostrativo: si presenteranno tutti in aula così da mettere in difficoltà la capacità dell’ateneo di accoglierli tutti? O diserteranno in massa lasciando solo il docente senza più nemmeno uno schermo con cui interagire?

Si prospetta un braccio di ferro alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico. La comunicazione a ridosso della prima lezione non dà molta scelta : in mancanza di spazi di confronto, si arriva allo scontro. 

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

Sono una redattrice anziana, protagonista della grande crescita di questa testata. La nostra forza sono i lettori a cui chiediamo un patto di alleanza per continuare a crescere insieme.

Pubblicato il 16 Settembre 2022
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