Regionali, intervista a Maran: “Mi candido ma passo dalle primarie, non si decida nelle segreterie”

Non c'è più tempo per il Pd che deve sbloccare l'impasse sul candidato alle prossime elezioni regionali. Pierfrancesco Maran intanto gira la Lombardia per chiedere a gran voce l’indizione delle primarie

pierfrancesco maran

Il tempo delle decisioni non può più essere rimandato ma nel Partito Democratico è ancora difficile capire come sarà sbloccato l’impasse sul candidato alle prossime elezioni regionali. Da Pisapia a Cottarelli, da Sala a Del Bono i Dem hanno visto cadere quasi tutti i petali dei papabili candidati sfilati sui giornali in queste settimane. Tra chi è rimasto in campo c’è Pierfrancesco Maran che, invece, continua a girare la Lombardia per chiedere a gran voce l’indizione delle primarie.

«Questa sera sarò a Pavia con Giuliano Pisapia, domani sera a Bergamo con il sindaco Gori. Ci sono un entusiasmo e una voglia di partecipare nella nostra comunità che vanno ascoltati», ci racconta.

Maran, per una serie di cose avvenute nel panorama politico lombardo per la prima volta da tanto tempo si è avuta la sensazione che la Regione potesse essere veramente contendibile, eppure ad oggi il Pd non ha ancora una candidatura. Come si è arrivati a questo punto?

Ci sono diverse condizioni che ci fanno considerare contendibili queste elezioni. Innanzitutto per la prima volta si vota solo per le regionali, senza l’ombra delle politiche, e poi la spaccatura nel centrodestra tra il presidente Fontana e la vicepresidente Moratti. Purtroppo i problemi non sono mancati anche nel nostro campo, a partire dalle divisioni che ci trasciniamo dalle elezioni politiche che hanno reso complicato il lavoro che si stava facendo per una coalizione più ampia. Posso solo dire che se avessimo avviato le primarie già da settembre, come avevamo chiesto, non saremmo in questa situazione

Il Pd ha confermato a Moratti l’indisponibilità a sostenerne la candidatura. C’è mai stato veramente un margine per realizzare questa cosa? Ancora oggi Moratti da Gallarate dice che la sua candidatura è aperta al confronto

Non credo che possa essere valutata la candidatura di Letizia Moratti perché lei fino a poco fa voleva essere la candidata del centrodestra. Anche se io credo che sia sincera quando dice che la sua ex maggioranza ha svoltato troppo a destra e che sente di non appartenervi non si può spiegare a nessun elettorale come faccia in dieci giorni a candidarsi nel centrosinistra. È stata la vice di Fontana e noi intendiamo essere l’alternativa a quel modello.

Lei ad oggi ha dato la propria disponibilità a candidarsi alle primarie. C’è ancora tempo? E nel caso non sarebbe troppo poco per garantire il giusto percorso di confronto interno alla coalizione?

Per questo dico che sarei partito con il percorso già da settembre ma credo comunque che il tempo ci sia. Io penso che le primarie siano in qualche modo già parte di una campagna elettorale perché mobilitano i cittadini verso un progetto, creano un patto che si basa sulla partecipazione. Anche nel 2013, che fu il nostro miglior risultato, le primarie si tennero con gli stessi tempi.

Qual è attualmente il quadro delle candidature alle primarie?

È difficile comporre un quadro senza l’indizione delle primarie. Posso dire che io ho posto la mia disponibilità solo su questo scenario, che si facciano le primarie.

Non sarebbe il candidato senza primarie?

Senza le primarie non mi sento di farlo. Se sono adatto o meno lo decidono i cittadini e gli elettori e non le segreterie.

pierfrancesco maran

Nella sua posizione c’è anche una forte critica al partito. Una critica che ci sembra condivisa ad esempio da Lia Quartapelle che proprio questa mattina pubblica su Il Foglio una proposta per superare le correnti definite come “filiere che hanno come obiettivo la gestione del partito e delle carriere personali”. Condivide?

Nel nostro partito c’è il mito della stanza chiusa, quel mito che vuole che ci siano dirigenti autorevoli che possano prendere decisioni in grado di guidare i processi. Ma non sono più in grado. Lo abbiamo visto anche in queste settimane in Lombardia. Inoltre, queste persone non le ha mai scelte nessuno perché nessuno di loro passa dal voto popolare da parecchio tempo. È il tempo di chiedere con forza le primarie anche per ricordare che la crescita politica passa dalla creazione di consenso tra i cittadini in competizioni aperte, non dall’appartenenza a filiere politiche.

Della coalizione di centrosinistra ad oggi cosa resta?

Bisognerebbe che il Pd ritrovi più fiducia in se stesso altrimenti si manca l’obiettivo anche sulla coalizione. Io non credo che si possano delegare i temi dello sviluppo al Terzo polo e quelli della giustizia sociale al Movimento 5 Stelle. Solo se il Pd si ricorda che queste sono questioni fondanti della propria proposta politica può pensare di coinvolgere alleati e cittadini. Essere sicuri della propria proposta politica, che è quello che manca nel Pd da tanto tempo, rende anche più facile andare a confrontarsi e trovare un accordo senza pensare di essere subalterni a nessuno.

Oggi il suo partito in Consiglio regionale è impegnato anche a contrastare la nuova legge elettorale, si teme che decidere i tempi delle elezioni possa avvantaggiare qualcun altro?

Che le elezioni sarebbero state intorno a marzo lo sappiamo da cinque anni, quindi non dobbiamo rincorrere nessun alibi da questo punto di vista. Diciamo che la legge che ha proposto Fontana ha una stranezza di tempistica, presentarla mentre tutti ci presentiamo in campagna elettorale è irrituale, c’erano cinque anni per farlo.

Cosa non va oggi in Lombardia e da cosa intende ripartire la sua candidatura?

Io penso che quando governi una Regione da 30 anni finisce che ci sia una tale stanchezza nel gestire le cose che si fa fatica a tenere anche l’ordinaria amministrazione, per di più in tempi straordinari come questo. La prima questione che pongo è il tema della mobilità. Nella mia esperienza amministrativa ho contribuito a quella che è stata una risoluzione dei trasporti nell’ambito della città di Milano e sono certo che si può replicare un risultato simile anche a livello regionale. dove c’è problema da affrontare sull’efficienza dei treni ma dove è necessario parlare anche del diritto alla mobilità di coloro che non abitano nei pressi di servizi ferroviari e non hanno alternativa alla propria auto. Intendo occuparmi molto anche di loro perché è attraverso il diritto a connessioni efficaci che possiamo garantire senso di comunità e crescita economica.

La fetta più grande dell’impegno regionale resta poi quello della sanità. Quale idea ha?

Pur essendo noi in una regione ricca stiamo venendo meno all’idea che cure di qualità siano un diritto universale, anzi viviamo ormai un doppio sistema dove chi può permetterselo prende la corsia preferenziale di una sanità privata lautamente finanziata dal pubblico, e gli altri devono aspettare tempi inaccettabili. Io dico che prima viene il diritto di tutti a cure celeri e dopo il modo in cui le garantisci. Bisogna assolutamente superare la stortura che oggi vede prima il sostegno alla sanità privata e poi pensa ai risultati.

Come si sblocca la partita sulla candidatura?

Penso che rapidamente lo scopriremo. Io sono confortato dal fatto che tanti cittadini dai comuni lombardi mi scrivono e mi dicono di andare avanti. Le primarie sono la strada.

Mariangela Gerletti
mariangela.gerletti@varesenews.it

Giorno dopo giorno con VareseNews ho il privilegio di raccontare insieme ai miei colleghi un territorio che offre bellezza, ingegno e umanità. Insieme a te lo faremo sempre meglio.

Pubblicato il 16 Novembre 2022
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