Galanda: “La Openjobmetis è figlia delle scelte forti di Scola. Felice per Caruso”

Il grande ex biancorosso guarda con attenzione a Varese: «Spero di tornare presto al palazzetto, penso spesso con affetto a Dodo Colombo. Felice che Willy abbia spazio in quella che fu la mia squadra»

cimberio varese dinamo sassari basket gennaio 2011 giacomo galanda

«Varese mi manca, purtroppo non ci passo spesso. Però ho voglia di venire una volta al palazzetto: non so quando ma ci vediamo presto». Giacomo Galanda è stato uno dei giocatori italiani di maggior spessore che hanno vestito la maglia biancorossa negli ultimi trent’anni e segue sempre con attenzione le vicende della società con cui ha vinto il primo dei suoi tre scudetti, quello dei Roosters 1999. Classe 1975, Gek da qualche anno è consigliere federale della FIP ed è quindi coinvolto in maniera molto attiva nel mondo dei canestri anche a livello decisionale.

Galanda, si aspettava una partenza così lanciata da parte della Openjobmetis?
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«All’inizio dell’anno non mi “aspetto” niente da parte delle squadre perché in estate quasi tutte si rinnovano profondamente. Però guardo con curiosità a quello che avviene sul campo: è bello studiare come ogni formazione comincia il campionato e soprattutto progredisce con il passare delle partite. Di solito poi chi gioca bene riesce ad andare avanti. Varese quest’anno ha fatto una bella scommessa: Scola è un decisionista, si è circondato di persone di cui si fida e ha costruito la squadra che avrebbe voluto dando una impronta forte e una identità ben precisa. Quando fai scelte così determinate puoi andare lontano, mettendo in evidenza anche giocatori interessanti».

Tra questi anche Willy Caruso.

«Guglielmo ha 23 anni ed è da tempo uno dei prospetti più interessanti: ricordiamoci che era nella nazionale che vinse l’argento ai Mondiali under 19 nel 2017. Purtroppo qui si è un po’ persa la cultura di dare spazio ai talenti giovani: anche quest’anno in Eurolega vediamo giocatori di vent’anni già in campo, in Italia il percorso è sempre più lungo però sono felice che Caruso abbia spazio a Varese. Dispiace che il suo lancio sia arrivato con un allenatore venuto da fuori, un po’ come accadde a Pajola, messo in campo con continuità da Djordjevic».

Lui, intanto, sta diventando un lungo sempre più completo.

«Sono davvero contento di questo suo percorso a Varese. Ripenso anche alla mia storia personale: per la mia carriera “vicino a canestro” fu fondamentale una persona meravigliosa come Dodo Colombo. Lo ricorderò per sempre, perché è stato un motivatore e un amico che mi ha aiutato moltissimo: penso davvero spesso a lui. Vedere Caruso crescere lì è davvero piacevole».

A lei sarebbe piaciuto giocare in questa Varese? Un lungo dotato di ottimo tiro avrebbe avuto libertà di colpire da fuori.

«A me piace giocare in una squadra che vince, e per ora la OJM sta vincendo. Un’altra cosa importante è come l’allenatore sappia valorizzare i talenti dei giocatori che ha per le mani, perché se un ragazzo è arrivato sino alla Serie A significa che la qualità c’è. Io appartengo a un’epoca ormai passata nel quale il gioco era più costruito: oggi si tende a correre e ad aumentare la produzione di tiro. In quest’ambito sì, anche i lunghi hanno spazio per tirare e devono abituarsi a farlo».

de pol meneghin galanda 2019
Galanda (a destra) con De Pol e Meneghin alle Final Eight di Firenze 2019

Lei fu anche un precursore nel disputare una stagione da ragazzino negli USA. Nella Openjobmetis tutti gli italiani, escluso Ferrero, hanno maturato esperienze oltre oceano: ritiene sia sempre un’opzione valida per un giovane?

«Per prima cosa organizziamo qualcosa anche per Giancarlo! Scherzi a parte, Ferrero è una persona gradevolissima e sono felice sia un simbolo biancorosso. Parlando seriamente: io vengo da una famiglia di viaggiatori e per me era stata una cosa quasi naturale trascorrere un anno negli USA, resa ancora più “centrata” per via del basket. Il consiglio è quello di viaggiare e conoscere il mondo a prescindere dall’attività sportiva perché è una cosa che accresce la sicurezza e la fiducia in se stessi e aiuta ad affrontare le difficoltà. Da quando sono andato io è ovviamente cambiato tutto, non solo il basket: negli ultimi trent’anni il mondo si è rivoluzionato ma l’importanza del viaggio e di queste esperienze è rimasta grande. Non posso che consigliarlo».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Dicembre 2022
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