L’Asst Sette Laghi difende la scelta dello “Skill mix change” per compensare la mancanza di infermieri
L'azienda spiega che il programma parte dall'analisi del ruolo, in questo caso degli infermieri, distinguendo le funzioni specifiche, correlate alla loro formazione e competenza, da quelle ancillari
Operatori socio sanitari che integrano e supportano gli infermieri. Il modello è chiamato “Skill mix change” ed è la risposta che l’Asst Sette Laghi ha ideato per rispondere alla carenza di infermieri. In azienda ne mancano 140, circa il 6% della forza lavoro totale. L’idea di affiancare agli infermieri figure socio sanitarie va letto in un’ottica di integrazione e di supporto.
Ciononostante, il sindacato Nursing Up ha criticato la scelta considerata una misura “tampone” alla mancanza di figure, senza un progetto che corrisponda a un cambio di rotta a partire da una politica incentivante per chi sceglie di rimanere negli ospedali varesini.
Una lettura che l’Asst Sette Laghi contesta: « Skill mix change è la reazione strategica e responsabile ad un problema, quello noto e diffuso ben oltre i confini nazionali della carenza di infermieri, che nasce dalla consapevolezza della rilevanza del loro ruolo e della necessità di valorizzare le loro competenze specifiche e insostituibili.
ASST Sette Laghi, che è anche Polo universitario e che collabora con l’università dell’Insubria nell’iter formativo degli infermieri, di cui quindi conosce bene la validità professionale, ha attivato ogni canale disponibile per assumere nuovi infermieri. Quest’anno però non si è riusciti a coprire il turnover: a fronte degli infermieri assunti, 55, con quattro bandi di concorso uno dietro l’altro, due a tempo indeterminato e due a tempo determinato, ne restano 140 da assumere per sopperire alle necessità dell’azienda. Un numero che tiene conto anche dell’importante sviluppo in corso di quello che tecnicamente si chiama Polo Territoriale e che, in parole comuni, significa attivazione delle Case della comunità, degli Ospedali di comunità e potenziamento del servizio degli Infermieri di famiglia.
La carenza di infermieri, pur rappresentando una premessa innegabile per ogni decisione organizzativa e per ogni analisi del sistema sanitario nazionale, non deve però rappresentare una giustificazione per le direzioni delle aziende sanitarie all’accettazione passiva, a rinunciare ad offrire servizi preziosi nell’interesse dei pazienti. Lo skill mix change parte dall’analisi del ruolo, in questo caso degli infermieri, distinguendo le funzioni specifiche, correlate alla loro formazione e competenza, da quelle ancillari, ovvero necessarie allo svolgimento del compito associato al loro ruolo ma che non esprimono una competenza professionale di loro esclusivo appannaggio. Quest’ultime sono le funzioni che spesso un professionista considera fonti di rallentamento rispetto al suo specifico ruolo professionale. Lo skill mix change ridistribuisce queste funzioni su altri professionisti, in questo caso gli OSS, assunti in un numero maggiore di 32 unità di quello previsto, ma sempre al di sotto dalla dotazione organica complessiva del comparto, consentendo alla figura professionale di cui c’è carenza, l’infermiere, di concentrarsi sulla propria funzione specifica, quella che rappresenta il cuore della sua attività, il patrimonio più prezioso da preservare, valorizzandolo rispetto a ciò che è invece complementare. Parallelamente, si offre un’occasione di crescita anche per gli OSS, con un ulteriore effetto positivo.
Quanto alle condizioni di lavoro, le aziende fanno il massimo che possono al livello di contrattazione integrativa, ma la struttura contrattuale esula dalle loro competenze e attiene alla contrattazione nazionale».
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