Cento anni fa nasceva Giovanni Marcora. La sua legge sostiene i lavoratori che decidono di rigenerare imprese in crisi

La figura dell'ex ministro dell'Industria è stata ricordata in un convegno alla Camera dei deputati dal presidente di Cfi Mauro Frangi: "Un’impresa cooperativa di proprietà dei lavoratori ha rappresentato la migliore risposta possibile"

varie

Il prossimo 15 febbraio avrebbe compiuto 100 anni. La figura di Giovanni “Albertino” Marcora, considerato il padre delle legge nata per sostenere le imprese in crisi rilanciate dai lavoratori, è stata ricordata in un convegno, che si è tenuto alla camera dei deputati, organizzato dal Cfi (Cooperazione finanza e impresa), l’organizzazione presieduta da Mauro Frangi (nella foto), presidente di Confcooperative Insubria.

Frangi, la legge fu promulgata nel 1985, due anni dopo la morte di Marcora. Che significato ha per il mondo della cooperazione e qual è il suo ricordo personale del ministro dell’Industria di allora?
«È una legge che concretizza l’articolo 45 della Costituzione Italiana, che riconosce la funzione sociale della cooperazione, e chiama il mondo cooperativo a essere protagonista della generazione di occupazione dello sviluppo del Paese. È una Legge che Marcora pensò tra il 1981 e il 1982. L’Italia in quegli anni attraversava un periodo di forte trasformazione, di profonda crisi industriale ed occupazionale, di forti tensioni sociali. E quando le crisi distruggono tanti posti di lavoro lo Stato è chiamato a investire risorse ingenti per assistere le persone in difficoltà. Ed è giusto che lo faccia. Non ho un ricordo personale di Marcora, ma l’eredità che ha lasciato con questa legge è la più cara a noi cooperatori».

E il ruolo della politica, in queste fasi, quale dovrebbe essere?
«Tutti sappiamo che questi interventi non rimuovono le cause delle crisi. Al massimo le diluiscono nel tempo. E, allora, il dilemma cui si trova di fronte la politica è sempre lo stesso. Da una parte ci sono i costi che la collettività deve assumersi per attuare le necessarie politiche assistenziali; dall’altra l’opportunità di concentrare le risorse pubbliche nella rigenerazione della base produttiva, nel sostegno allo sviluppo».

Quali sono gli aspetti innovativi della Legge Marcora?

«Si investe e si scommette sulla responsabilità dei lavoratori, offrendogli un messaggio forte ed un impegno chiaro: se voi ci proverete, se voi cercherete di far ripartire le vostre aziende, in difficoltà per errori di gestione o per problemi finanziari, lo Stato sarà al vostro fianco. È sulla base di questo che lo Stato mette in campo le risorse finanziarie necessarie per moltiplicare l’investimento dei lavoratori e per rendere le imprese “rigenerate” sostenibili e competitive. In questo meccanismo non c’è l’ombra di assistenzialismo passivo. E poi c’è anche un altro tratto di originalità«.

Quale sarebbe?
«Per rendere questa sfida possibile Marcora individuò il modello cooperativo come lo strumento più efficace, come la risposta migliore per coniugare responsabilità individuale, efficacia imprenditoriale, partecipazione e democrazia economica. Così la Legge Marcora è diventata la legge che più di ogni altra ha saputo interpretare il “riconoscimento della funzione sociale della cooperazione”, sancito, come ricordavo, dall’articolo 45 della nostra Carta Costituzionale. Il movimento cooperativo è stato così chiamato ad accompagnare i lavoratori che decidevano di “provarci”, sollecitandolo a contribuire a dare solidità imprenditoriale ai loro progetti, chiedendogli di essere il soggetto deputato a selezionare gli interventi davvero meritevoli del sostegno dello Stato«.

Che lettura fa oggi Mauro Frangi di questa legge?
«Credo che 35 anni dopo la sua promulgazione, si può senz’altro affermare che è una efficace “politica attiva del lavoro” il cui successo è insieme frutto della scelta e dell’azione dello Stato, della valorizzazione e responsabilizzazione dei corpi intermedi, del protagonismo individuale dei lavoratori interessati, della responsabilità collettiva che la scelta del modello cooperativo comporta».

Però la legge che conosciamo oggi è diversa da quella promulgata nel 1985?
«
Nel 1996 venne aperta da parte della Commissione Europea una procedura d’infrazione nei confronti della legge Marcora, poiché era ritenuta incompatibile con le norme comunitarie sulla concorrenza. La configurazione attuale della legge nasce dalla riscrittura della stessa approvata dal Parlamento nel 2001, successivamente all’interlocuzione con la Commissione Europea volta a rendere la formulazione originaria pienamente compatibile con la disciplina europea in materia di “aiuti di Stato”. Quel confronto ha consentito di sviluppare ulteriormente le intuizioni originarie di Marcora, costruendo un modello di intervento ancora più originale ed evoluto. È la prova che quando una politica pubblica risponde in modo originale ed efficace a problemi profondi del Paese ha in sé anche un contenuto “generativo”».

Si può tracciare un bilancio dell’applicazione di questa legge?
«Da casi isolati,  quasi eroici e emblematici, i Wbo – le imprese rigenerate dai lavoratori – si sono sempre di più affermati come strumento possibile di risoluzione delle situazioni di crisi delle Pmi. Da anomalia sono diventati opportunità per molti. Basta guardare al grande numero di interventi realizzati da CFI dopo gli anni della grande crisi iniziata nel 2008. Sono stati 92 gli interventi dal 2012 ad oggi con 2.328 lavoratori coinvolti e poco meno di 46 milioni di euro investiti. Per ben l’86% dei casi esperienze di successo. Imprese che dalla loro nascita hanno incrementato l’occupazione del 22% e il volume della produzione dell’80,4%. Nello sesso tempo, si sono moltiplicate le situazioni nelle quali un’impresa cooperativa di proprietà dei lavoratori ha rappresentato la migliore risposta possibile. Tutto questo ha avuto una ulteriore accelerazione dopo il 2019 con il completamento del processo di fusione per incorporazione di Soficoop in CFI che dal 2019 è diventato l’unico strumento societario chiamato a dare attuazione alla legge Marcora, ma ha visto ridisegnato il suo ruolo di strumento del Mise, con cui si è realizzata una sempre più stretta collaborazione e sinergia».

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 01 Febbraio 2023
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.