“Il Comune ha negato la cremazione a mio padre”, concessa dopo l’intervento del giudice

Il caso di Marta, che ha dovuto combattere a colpi di carte bollate per far cremare il padre, fa emergere una questione: che cosa accade quando non si lascia per iscritto la volontà di essere cremati?

Generico 20 Mar 2023

Il corpo del papà, morto d’infarto a 83 anni, lasciato per quindici giorni nella cella frigorifera di una camera mortuaria in attesa della cremazione, a causa di un “problema burocratico”. È quello che è accaduto a Marta e alla sua famiglia. Un’esperienza che ha aggiunto un carico di dolore a quello già immenso per la perdita del padre. Per questo Marta ha deciso di raccontare il suo calvario, scrivendo una lettera proprio a papà Erminio. L’autorizzazione alla cremazione è stata bloccata dagli uffici del Comune di Castronno poiché il padre di Marta non aveva messo per iscritto la sua volontà di usufruire di questa pratica di sepoltura. Un atto lecito secondo il sindaco di Castronno Giuseppe Gabri che ha spiegato quali sono le responsabilità di un sindaco in una situazione come questa. Abbiamo così ricostruito la vicenda, che può forse tornare utile,  per non trovarsi mai in una situazione simile a quella di Marta. 

La lettera di Marta al papà

Caro papà,
te ne sei andato in punta di piedi proprio nel giorno della festa degli innamorati…nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.
Ti sei spaccato la schiena per 60 anni per mantenere la tua famiglia, ma l’hai sempre fatto volentieri perché amavi noi e il tuo lavoro.
L’unica recriminazione che ti posso fare è quella di non esserti mai occupato delle faccende burocratiche, di quelle si preoccupava la mamma.

Una tua semplice firma avrebbe evitato tutto questo ridicolo iter burocratico che abbiamo dovuto affrontare per poterti far cremare e farti finalmente riposare accanto ai tuoi genitori.
Anche la mamma poteva firmare, ma come sai è in stato vegetativo da due anni, in un letto di una RSA.
Sai papà per cercare di trovare una soluzione noi le abbiamo provate tutte, presentando una serie infinita di documenti e di certificazioni, ma tutto questo non è servito a nulla… e pensare che sarebbe bastata una semplice firma da parte di una persona che aveva il potere di farlo, ma probabilmente ci siamo imbattuti nelle persone sbagliate, senza un briciolo di cuore e soprattutto buon senso.
Tutto questo mi ha fatto capire che un titolo di studio o una carica non portano in dote umanità e sensibilità.
Solo dopo 15 giorni e grazie all’intervento di un avvocato, abbiamo avuto il benedetto permesso per procedere alla tua cremazione.
Sopravvivere alla perdita di una persona cara è una prova durissima ma trovarsi di fronte all’ottusità di un rappresentante delle istituzioni ti assicuro che è stato altrettanto devastante.
Caro papà non sono mai stata brava a scrivere, ma tutto questo te lo dovevo ….che tu possa finalmente riposare in pace.

Firmato
una figlia profondamente delusa dalle istituzioni.

I fatti

«Mio padre – racconta Marta – è morto improvvisamente il giorno di San Valentino. Non si era mai iscritto alla Socrem ma noi sapevamo quali fossero le sue volontà. L’unica che avrebbe potuto autorizzare la cremazione era mia madre ma è da due anni in una Rsa in stato vegetativo. Gli uffici di Castronno ci hanno convocato il giorno stesso dei funerali per dirci che non avremmo potuto procedere alla cremazione. È da quel momento sono stati quindici giorni d’inferno, tra carte bollate, e avvocati. Ho portato due certificati della casa di riposo per dimostrare che mia madre è in stato di incoscienza. Hanno voluto l’autorizzazione di tutti i miei parenti e ho consegnato ben quindici firme, ma nemmeno quello è bastato. Sindaco e funzionari temevano ci fossero altri parenti che potessero, un giorno, chiedere conto al Comune di una cremazione mai richiesta dall’interessato».

La replica degli uffici di Castronno e del sindaco

«Capisco il dolore per quanto è accaduto, ma non potevamo agire diversamente – spiega il sindaco Gabri- Ci siamo mossi subito, abbiamo cercato di capire come risolvere la questione, ma l’unica strada era avere l’autorizzazione di un giudice». «L’Ufficio di Stato Civile ha provveduto immediatamente alla stesura dell’atto e al rilascio delle autorizzazioni necessarie per lo svolgimento del funerale, informando però l’impresa di pompe funebri che la richiesta di cremazione non era accoglibile in quanto la documentazione ad essa allegata non era conforme a quanto previsto dalla norma».

Chi ha gestito la pratica invece aggiunge: “All’esito della spiegazione, la famiglia si è rifiutata di accogliere le possibilità prospettate ed ha insistito perché l’Ufficio rilasciasse l’autorizzazione sulla base della documentazione già prodotta; a scanso di ogni dubbio l’Ufficio si è immediatamente rivolta all’associazione di categoria ANUSCA, l’Associazione Nazionale Ufficiali di Stato Civile e d’Anagrafe, per chiedere un parere autorevole sul caso in specie ed in particolare se ci fossero stati degli spazi interpretativi della norma che rendessero possibile rilasciare l’autorizzazione sulla base della documentazione allegata alla domanda di cremazione. “Nel caso descritto non erano i figli legittimati a manifestare la volontà alla cremazione del padre, ma piuttosto la loro madre – scrive ANUSCA _. Essendo la signora non in grado di manifestare scientemente tale volontà i familiari potranno ricorrere o al giudice tutelare stante la presenza di un provvedimento di amministrazione di sostegno o al giudice ordinario che, in base al disposto dell’art. 700 del codice di procedura civile, disponga, con provvedimento d’urgenza, rispetto alla manifestazione di volontà cremazionista”.

“Pochi giorni dopo arriva agli Uffici una comunicazione PEC dell’impresa di pompe funebri che contestava le motivazioni del provvedimento di diniego ed insisteva nuovamente per il rilascio dell’autorizzazione alla cremazione sulla base della documentazione già prodotta. La mattina del 24 febbraio (sono già passati 14 giorni dalla morte ndr) è pervenuta al protocollo del comune da parte del legale dei figli del defunto un provvedimento del Giudice Tutelare che, prendendo atto dell’impossibilità del coniuge a esprimere la richiesta, autorizzava un altro soggetto a presentarla in suo nome, come prospettato sin dall’inizio dall’Ufficio di Stato Civile, e nel pomeriggio del medesimo giorno è pervenuta la nuova richiesta di cremazione del defunto dal soggetto autorizzato dal giudice. La mattina seguente, sabato 25 febbraio, l’Ufficiale dello Stato Civile ha potuto emettere il provvedimento di autorizzazione alla cremazione del defunto.

Un iter che ha lasciato tanta amarezza nella famiglia di Marta: «Lo capisco – conclude il sindaco Gabri – ma non potevamo violare le regole. Si sarebbe creato un pericoloso precedente».

Cosa dice SOCREM

«È un caso molto raro quello capitato alla signora Marta – spiega Alessandro Bonfadini, presidente di Socrem – ma purtroppo può accadere. Alcuni Comuni accettano la certificazione di un medico che attesti l’impossibilità del coniuge del defunto di richiedere la cremazione e fanno riferimento al parente più prossimo. Diciamo che il Comune di Castronno ha applicato strettamente la norma. Qualcuno potrebbe dire che si potrebbe usare il buon senso, ma un pubblico ufficiale deve rispettare le regole. In questo caso l’unica soluzione era appellarsi ad un amministratore di sostegno della moglie, e così alla fine è stato fatto. Certo, s’è perso molto tempo e questo è davvero doloroso per una famiglia in lutto». Cosa fare quindi per evitare di trovarsi in questa situazione? «Io consiglio di iscriversi alla Socrem, molti lo hanno già fatto: in provincia di Varese sono 7200 le persone iscritte. In alternativa di depositare una volontà olografa; poi l’impresa di pompe funebri farà riferimento al parente più prossimo. Pensare a quel che sarà di noi dopo la morte dovrebbe diventare un atto naturale».

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Pubblicato il 20 Marzo 2023
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