Due a processo per 500 euro falsi “spacciati” a Gavirate
Il benzinaio accetta la banconota e dà il resto con soldi buoni, ma viene gabbato: “Non potevo verificare l’autenticità”

«Mi fai 5 euro di benzina?». Poi, al momento di pagare, ecco la nuova proposta con in mano una banconota da 500: «Me ne faresti altri 20, così la cambio?».
L’esercente rimane un po’ stranito, ma è l’orario di chiusura, ha quindi danaro contante per cambiare la banconota anche se al tatto qualcosa non sembrava andare per il verso giusto. «Però non avevo la macchinetta per il controllo sulla banconota e visto che ne maneggio piuttosto poche, da 500, l’ho accettata».
La giovane cliente rassicura l’esercente con referenze familiari, poi gli gira il numero personale come ulteriore rassicurazione. Ma all’arrivo a casa l’amara sorpresa: alla verifica i soldi erano risultati falsi. Da qui i contatti prima con la ragazza e poi col soggetto che le avrebbe dato i soldi falsi, con tentativi di recupero di quanto esborsato che si protrae per qualche giorno e poi, senza avere più notizie di entrambe, la decisione: «Vado dai carabinieri».
Da qui sono partite le indagini arrivate dunque dalla denuncia sporta nel gennaio del 2018 che vede imputate due persone, una ragazza oggi trentunenne e l’amico di 48, entrambi accusati in concorso del reato di “Falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete falsificate“ che prevede “la reclusione da tre a dodici anni e con la multa da euro 516 a euro 3.098“ per chi contraffà soldi “ovvero con un intermediario, introduce nel territorio dello Stato o detiene o spende o mette altrimenti in circolazione monete contraffatte o alterate”.
Gli imputati sono difesi dall’avvocato Corrado Viazzo (in aula il collega Pasquale schiariti) ed Elisabetta Brusa, mentre l’esercente – che è parte lesa di questa vicenda – è patrocinato in giudizio come parte civile dall’avvocato Camilla Parrucchini, e verranno giudicati dal Collegio. Nell’udienza di giovedì sono state sentite le persone che hanno restato l’auto alla ragazza finita nei guai per aver pagato con la banconota falsa e lo stesso esercente che ha raccontato sotto giuramento come sono andati i fatti.
Da dove arrivavano quei soldi falsi? C’era consapevolezza nel pagamento con la banconota contraffatta? A fine giugno la discussione, poi la sentenza.
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