Estorsioni, incendi e turbative d’asta. In aula gli affari illeciti del clan Gioffrè nel Saronnese
Gli arresti risalgono a luglio del 2022 quando la Dda di Milano eseguì undici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di alcuni imprenditori calabresi che operavano tra Cislago, Gerenzano e Saronno
Sono accusati di aver condizionato aste immobiliari del Tribunale di Busto Arsizio e di aver estorto denaro a diversi imprenditori del Saronnese con pestaggi e incendi, tra i quali uno si sarebbe suicidato lanciandosi con la sua auto contro un camion, il tutto con l’aggravante mafiosa in quanto vicini alla cosca di ‘ndrangheta dei Gioffrè di Seminara (RC). Qui l’articolo del giorno dell’arresto.
La ‘ndrangheta nel Saronnese
È ancora una volta un processo di mafia quello che si sta svolgendo in Tribunale a Busto Arsizio davanti al collegio giudicante presieduto dal giudice Rossella Ferrazzi mentre l’accusa è rappresentata dal pubblico ministero della Dda di Milano Sara Ombra che nel luglio del 2022 chiese e ottenne l’arresto di 11 persone che gravitavano sulla zona di Saronno, oggi tutte a giudizio. Nell’udienza di questa mattina è stato dato incarico ai periti di trascrivere le intercettazioni.
Le estorsioni, gli incendi e il suicidio di un commerciante d’auto
In quell’inchiesta vennero analizzati diversi episodi di incendi ai danni di imprese edili concorrenti o attività commerciali come nel caso della concessionaria di Benedetto Conti, commerciante d’auto di Cislago a cui furono bruciate numerose auto che finì per scegliere il suicidio (si schiantò nel 2011 con la sua auto contro un camion) dopo aver stipulato una polizza sulla vita con l’obiettivo di salvare la famiglia dal racket. Dopo la sua morte Pietro Santo Garzo e il figlio Michele (tra gli imputati), che dopo l’incendio si impossessarono della concessionaria, estorsero oltre 60 mila euro alla moglie della vittima.
La turbativa d’asta
Alcuni imputati sono accusati di aver turbato aste immobiliari del Tribunale di Busto Arsizio in favore di Edoardo Fioramonte, insieme al figlio Antonio (condannato nel 2008 per l’omicidio del fratello di un suo dipendente). Quattro amministratori giudiziari nominati dal giudice della seconda sezione civile del Tribunale di Busto e un ufficiale giudiziario avrebbero omesso di sgomberare un immobile da coloro che lo occupavano e avrebbero taciuto delle intimidazioni ai possibili acquirenti da parte dei Fioramonte.
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