Regione avvia il monitoraggio dell’insorgenza del tumore mammario tra uno screening e l’altro
Una delibera firmata dall'assessore Bertolaso dispone un modello di controllo basato su raccolta dati, monitoraggio e analisi di questi tumori attraverso una piattaforma tecnologicamente avanzata

Un nuovo modello per monitorare il cancro di intervallo mammario, in base agli studi effettuati dalla Asst di Mantova. Lo prevede una delibera approvata dalla Giunta di Regione Lombardia, su proposta dell’assessore al Welfare, Guido Bertolaso.
Il cancro d’intervallo è un tumore che compare dopo un processo di screening risultato negativo e prima del passaggio di screening successivo. È legato sia ai limiti del test che può fornire ‘falsi negativi‘, sia all’errore umano.
Lo ‘Studio casistica cancri intervallati programmi di screening mammografico’, realizzato da Asst Mantova in collaborazione con Ats Valpadana, prevede diverse attività per la raccolta dati, il monitoraggio e l’analisi di questi tumori. Per tali attività, tra l’altro, sarà utilizzata una piattaforma tecnologicamente avanzata, che sarà messa a disposizione di tutti gli operatori dei Centri screening della Lombardia.
L’Asst Mantova curerà il coordinamento, lo sviluppo e l’implementazione del modello, oltre ad essere hub di riferimento regionale per i Centri screening della Lombardia.
«Ho più volte ribadito – ha affermato l’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso – l’importanza degli screening in tema di prevenzione, anche nel delicato ambito dei cancri d’intervallo mammari. Questa innovativa proposta è basata su un modello di analisi utile ad agevolare il percorso di monitoraggio per questa patologia. Inoltre, consentirà di mettere in rete tutti i Centri di screening per le attività di preparazione di analisi della casistica, ottenendo, in tal modo, l’obiettivo di uniformare le attività e di mettere a sistema l’expertise di Centri logisticamente distanti fra di loro. Il miglioramento della qualità, appropriatezza e capacità di ingaggio dell’offerta di screening – ha aggiunto – sono alla base di un processo di sviluppo continuo dei programmi di screening oncologico. La valutazione della qualità consente di attuare interventi migliorativi sugli aspetti organizzativi, tecnici e professionali e, quindi, di mantenere al minimo la percentuale di casi di ‘falsi negativi’. Per questi motivi si tratta di una nuova e importante risposta per i cittadini lombardi».
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